Baioni indica la via: “Ho visto una crescita”



Giacomo Baioni
Giacomo Baioni

«Ci prendiamo almeno quanto di buono abbiamo fatto contro quattro squadre che partecipano a competizioni europee di cui una l’Eurolega ed una squadra come Avellino che non è certo stata costruita con gli stessi nostri obiettivi». Esordisce cosi Giacomo Baioni nella conferenza stampa post Avellino. L’assistente in panchina si presenta gettando acqua sul fuoco, lo stesso che si era attizzato con la debacle in terra irpina che unita alle altre precedentemente arrivate, aveva portato il conto appunto a quattro stop di fila. «Parto da questa considerazione – ha continuato lo stesso Baioni – valutando anche il modo in cui siamo arrivati alla sconfitta contro Avellino. Ci siamo arrivati dopo aver di nuovo rimontato e messo in difficoltà i nostri avversari, ma alla fine la differenza di esperienza e di conoscenza di questo campionato da parte dei nostri avversari, ha fatto la differenza,. Questo è quello che ancora ci manca in questo momento, ci manca quel vissuto cestistico necessario in certi momenti per portare a casa la vittoria».

Quindi volendo trasformare la partita in una sorta di lavagna dove mettere buoni e cattivi, cosa metti da una parte e cosa dall’altra?



«Sicuramente tra le cose positive di cui parlavo prima, una difesa che ancora una volta ha offerto ottimi spunti. E’ stata pressante, ci ha permesso in alcuni momenti di correre con facilità, ma soprattutto è grazie alla nostra difesa che siamo riusciti a tenere lontano dal canestro due grandi giocatori come Dean e Lakovic. Il rovescio della medaglia, però, è rappresentato da un attacco che deve ancora fare un passo in avanti. Ne ha già fatti dall’inizio della stagione e sta continuando a migliorare, ma dobbiamo ancora crescere da questo punto di vista».

Come rassicureresti chi è preoccupato delle quattro sconfitte e del tipo di gioco di questa squadra?

«Che non abbiamo venduto fumo dall’inizio della stagione, che non abbiamo promesso chissà cosa e che siamo in linea con gli obiettivi richiesti e voluti dalla proprietà. Di sicuro non piace a nessuno perdere, prima di tutto a questa squadra. Ed è proprio per questa ragione, per la voglia di voler dimostrare di valere e di non deludere che tutti sentono con emotività tutta questa situazione che poi contro Roma è sfociata in quel momento di troppo nervosismo. Anche questo, però, è sintomo di attaccamento, sintomo di tenere a determinate cose, visto che diversamente di rimonte non ne sarebbero arrivate, ne quel nervosismo di cui si parlava in precedenza. Detto questo, poi, c’è anche da dire che per ragazzi giovani ed esordienti come la maggior parte dei nostri giocatori, questa emotività non è certo facile da gestire sempre ed allora stanno imparando a fare anche questo. Insomma ci manca il classico centesimo per fare la lira».

In cosa consiste questo centesimo?

«Prima di tutto evitare delle disconnessioni dal gioco che a tratti ci capitano. Poi riuscire a trovare il modo per scegliere la giocata giusto al momento giusto o in caso di errori senza perderci d’animo. Ad Avellino per esempio il troppo altruismo, forse, ci ha portato fuori ritmo sbagliando delle scelte, ma c’è la volontà di tutti di migliorare. Quanto ci vuole per colmare tutto questo non si sa, ma tutti ci stanno lavorando duro».

Quanto vi manca il Roberts delle prime giornate in una chimica di qualità dell’attacco?

«Ci manca tanto. Il suo atletismo e la dinamite che si ritrova nelle gambe ci da una dimensione diversa quando riusciamo ad attaccare liberando spazio. E’ un terminale offensivo importante per noi e ora deve ritrovare quel feeling con il suo corpo che aveva in precedenza».

Dalle sconfitte della Juve, sotto i riflettori ci sono finiti Stefhon Hannah e Lele Molin. Quale il tuo giudizio partendo dalla sospensione di Hannah e il rapporto con il coach?

«Quello che posso dire è che dal martedì post Reggio Emilia, lui si è presentato in palestra e ha continuato a lavorare. Il suo atteggiamento è migliorato e quello visto ad Avellino è anche quello giusto. Ha difeso su Lakovic con il giusto linguaggio del corpo e ha dato via sei assist. Poi è logico che lui non è un attaccante, ma pensa sempre prima agli altri e poi a se stesso. Io credo che se lui riuscisse a pulire il suo gioco da qualche leziosità e licenza che si prende il suo rendimento e quello della squadra salirà in maniera visibile. Per quanto riguarda il mio ruolo e rapporto con Molin, mi piacerebbe sottolineare una volta per tutte che sono qui per fare l’assistente e che questo subdolo gioco non mi appartiene. Sono pagato per essere al suo fianco e lo farò fino alla fine. Sono cose che non mi appartengono, a costo di cambiare mestiere. Per quanto lo riguarda, credo che lui sia la persona più tranquilla in questo momento».

Ora alle porte c’è Brindisi…

«Una squadra che non è li per caso e non solo per merito di chi scende in campo, ma anche di chi la prepara e l’ha costruita. Non è una sorpresa, una squadra che ha giocatori importanti e gioca un’ottima pallacanestro. Sarà una partita difficile? Certo. Impossibile? Non credo».


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