Avellino-Caserta, derby ad alta tensione



Coach Molin
Coach Molin

Non poteva partire dalla domanda più importante la conferenza di coach Molin  pre derby di questa sera: le condizioni di Chris Roberts. La forma ed il dolore ai piedi del texano sono state forse una delle cause di una Juve che oltre al nervosismo del non poter correre, non ha potuto contare anche su colui che nel bene o nel male era il giocatore più pericoloso su ambo i lati del campo. Da una parte con partenze brucianti, voli al canestro in 1vs1 o da situazioni senza palla con balzi che definire felini è un vero e proprio eufemismo o tiri scaturiti da una meccanica che basa buona parte della sua riuscita sulla potenza che si riesce ad imprimere nel caricare il tiro. Ma il dolore ai piedi non gli ha permesso di essere aggressivo, nemmeno sul diretto avversario e quello che si è ammirato è un giocatore battuto ad ogni tentativo di partenza del diretto avversario, quando invece tutti erano ormai abituati a vederlo giù sulle gambe e ringhiare come un pitbull inferocito. «Le condizioni di Roberts stanno migliorando giorno dopo giorno – ha esordito il timoniere mestrino -. Purtroppo una parte di questo suo problema è di natura cronica e che quindi si porta dietro da sempre e con il quale convive. Nonostante tutto le sue condizioni sono di sicuro migliori rispetto a quelle della partita contro Roma, cosi come migliori sono le condizioni anche di Carleton Scott».

Prima di arrivare al derby e quindi al lato tecnico, il suo parere su quello che è stato il centro dell’attenzione post Roma: il nervosismo della squadra…



«E’ una lezione che dovevamo imparare e che abbiamo imparato. Purtroppo quando si lavora duramente e poi la domenica non si riesce ad esprimere quello che si è fatto con degli errori in campo la tensione sale e tutti quei semplici comportamenti che in altre occasioni lasci passare hanno un peso diverso. Penso al passaggio sbagliato di un compagno, ad un fallo fischiato o non fischiato, alla sostituzione del coach e tanti altri che poi generano quello che si è visto domenica e che non è certo un bel vedere. Dobbiamo imparare ad allungare la nostra capacità di concentrazione sulle cose che facciamo. Quando le cose sono andate bene e mi riferisco alla partita con Venezia o Pesaro, non è che non abbiamo commesso errori, ma il peso degli errori quando sei sopra di 15 o con l’inerzia dalla tua parte è diverso da quello di una partita punto a punto o sotto nel punteggio. Ecco perché dicevo che è una lezione che ci serviva per crescere all’interno di quel processo di massima concentrazione che come squadra abbiano necessariamente bisogno. Ci vuole pazienza anche nell’accettare i nostri limiti, ma possiamo ancora crescere».

Come è andata questa settimana di avvicinamento al derby?

«Sono pienamente soddisfatto. Per la prima volta ho affrontato una settimana in cui tutta la squadra ha dato segnale chiaro e preciso di aver recepito ogni singolo messaggio che noi dello staff abbiamo voluto mandare. Una settimana di lavoro fatta di piena partecipazione e di comprensione di tutte le soluzioni che abbiamo bisogno in campo, ma soprattutto una settimana in cui il livello di concentrazione di cui parlavo prima non è mai sceso sotto uno standard molto alto e quindi sono contento. Non voglio una squadra che attacca a metà campo, ma una che va in transizione e sceglie in maniera razionale quello che la difesa gli propone quando si schiera».

Quanto pesa il momento non brillante al tiro sul normale andamento offensivo di questa squadra?

«Abbiamo avuto de guardie che in due partite hanno realizzato poco più di una decina di punti. E’ logico che quando Vitali e Roberts troveranno il normale feeling con il canestro, allora tutto il nostro attacco avrà una pericolosità e valore diverso».

Che partita si aspetta ad Avellino?

«Di derby nella mia carriera ne ho vissuti e si tratta di una partita sempre dal sapore particolare. Una partita difficile su di un campo molto caldo e dove i tifosi sentono molto la sfida, ma sano da ambo le parti anche perché vogliamo promuovere la pallacanestro campana. Una partita contro una squadra che con ogni probabilità non ha ancora assemblato al 100% il proprio potenziale e fatta di nomi importanti come Lakovic. Ovvio che in campo ci saranno due squadre diverse sia in termini di valori che di obiettivi per i quali sono state costruite. Altrettanto logico che se vince Avellino non ci sarà nessun clamore per le differenze di cui sopra, nel caso contrario per noi questa potrebbe essere anche una vittoria che vale il doppio».

Non è mai facile scegliere in un roster competitivo cosi come è quello di Avellino, ma se dovesse indicare l’uomo da tenere sotto controllo?

«In partite normali guardi il roster di Avellino e collochi il nome di Valerio Spinelli in fondo alla lista. In partite come queste e con delle particolari motivazioni in palio, invece, credo che lui possa essere l’uomo in più della partita. Ha le capacità per accenderla con una giocata o liberando un compagno per un tiro. In assoluto il giocatore capace di tirare fuori la giocata decisiva quanto meno te lo aspetti».


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