Juve-Milano, duello ad alta quota



Tommasini in azione (Foto Giuseppe Melone)
Tommasini in azione (Foto Giuseppe Melone)

«A Pesaro ero sicuro che avremmo vinto. Ero sicuro che in un modo o nell’altro avremmo portato a casa il risultato e non solo per quello che si era visto in campo nella prima parte della partita, ma anche per il come c’eravamo allenati in settimana e quindi per come eravamo arrivati preparati a quella partita». Sicuro e tranquillo. Si è presentato cosi Claudio Tommasini nelle commentare la vittoria della Juve a Pesaro e prima di analizzare la sfida odierna contro le ‘scarpette rosse’ dell’Armani Milano, in un ‘face to face’ che ha sempre un sapore particolare e proveniente dal passato storico di queste due squadre.  

Due punti a parte e primato in classifica, la cosa che sembra aver stupito di più è stata la fermezza mentale, la forza di reagire che di solito viene attribuita ad una squadra esperta. Invece dopo il dominio dei primi trenta minuti, dopo il recupero di Pesaro ed il supplementare, siete tornati in campo più determinati di prima. Te l’aspettavi?



«Avere una squadra giovane, avere una squadra che si diverte e che fa dello spettacolo una parte importante del suo gioco, non vuol dire che poi in campo non ci siano giocatori intelligenti, determinati o che di fronte ad una difficoltà non sappia trovare la risposta giusta ed andare avanti. Da questo punto di vista non ero sicurissimo e penso che nessuno poteva esserlo senza ombra di dubbio, ma sapevo e tutti sappiamo che abbiamo le qualità fisiche e personali di imporci e di riprenderci da eventuali recuperi dagli avversari. L’età conta il giusto».

A Pesaro è arrivato il tuo momento che si potrebbe divedere in due fasi. La prima ovviamente quella difensiva e la museruola messa a Turner che in proiezione odierna vuol dire consegnare a coach Molin un difensore fisico sugli esterni contro una squadra che di taglia nel backcourt ne ha tanta…

«Ovviamente sono super contento di quello che ho fatto a Pesaro. Come spesso ho avuto modo di raccontare nelle precedenti interviste da quando sono venuto a Caserta, il mio intento quando entro in campo è quello dare prima di tutto quello che ho in difesa. Non può essere altrimenti, considerando che siamo una squadra che punta tanto su questo fondamentale. Per quanto riguarda la questione fisica, ovviamente se gioco in questo modo possiamo anche aumentare la pressione fisica sugli esterni. Ora però Pesaro va dimenticata, cosi come Turner e bisogna guardar avanti».

Prima di arrivare a Milano, sfruttiamo ancora Pesaro, ma per una piccola considerazione: all’Adriatic Arena ti abbiamo visto partecipare con un’alzata quella che è definito il ‘flying circus’ casertano. Quanto è contagioso questo spirito di schiacciate, azioni spettacolari e contropiede?

«Tantissimo. Come dicevo in precedenza siamo giovani e questo ci permette di dare quel pizzico di divertimento in più in quello che facciamo. Ovvio che poi si bada alla sostanza della partita e ai due punti, ma se possiamo divertirci e far divertire il pubblico allora lo facciamo senza nemmeno pensarci. Ma allo stesso tempo avere questi atleti e quindi la possibilità di fare quello che facciamo in attacco, ti da inconsapevolmente quella adrenalina in più per difendere più forte nella tua metà campo per il semplice gusto di riprovarci».

Quindi a prescindere della stazza fisica di Milano, oggi pomeriggio si continuerà a correre e si continuerà a schiacciare?

«Assolutamente si. Non è che vogliamo perché ce lo imponiamo, questo tipo di gioco fa proprio parte del nostro Dna, quindi possiamo farci poco».

Quindi quale la chiave della partita?

«Ho seguito con attenzione la conferenza stampa di coach Molin e sono molto d’accordo con lui nell’indicare la capacità di gestire gli equilibri dell’attacco, come elemento fondamentale. Dobbiamo evitare di farci mettere sotto e capire quando accelerare, quando fermarci o provare altro. Insomma quello che abbiamo fatto contro Venezia alla prima giornata».

Il palcoscenico, poi, sarà lo stesso in termini di posizione geografica ma si spera molto più caloroso della prima giornata di campionato. Ma a differenza di quella partita la Juve parte dall’alto e Milano di rincorsa, quando magari in tanti pensavano al contrario. Questo vi toglie un po’ di pressione?

«Senza dubbio si. Noi giochiamo in casa e approfitteremo della spinta del nostro pubblico. Milano deve vincere perché è Milano e deve farlo. Quindi sono loro che hanno tutta la pressione di dover vincere per forza. Questa però è una partita particolare e quindi ci teniamo anche noi, ma il nostro percorso ci da anche una maggiore sicurezza rispetto a loro».

Dulcis in fundo, in una delle prime interviste avevi indicato come tuo obiettivo personale dimostrare di poter stare in LegaA. Come giudichi questi primi segnali?

«Molto positivi, due partite, due avversarie diverse e due esperienze diverse. Ora ho due piccole convinzioni in più di poterci stare, ma dio sciuro il lavoro non è ultimato. C’è ancora tanta strada da fare ed io la voglio percorrere tutta senza lasciare niente al caso».


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