Baioni contento della Juve, oggi c’è Siena



Giacomo Baioni
Giacomo Baioni

«Una partita ed uno scrimmage che ci ha dato una doppia dimensione di valutazione in vista delle prossime due, ma soprattutto in vista di quello che è l’appuntamento più importante di questo mese e cioè la prima di campionato contro Venezia». Esordisce cosi il braccio destro di Lele Molin in panchina, Giacomo Baioni, nel commentare la prestazione del pomeriggio deserto del Pala Tiziano dove mercoledì si è svolta la prima di tre amichevoli on the road che la Juve aveva in programma prima di tornare a casa per l’esordio stagionale contro l’Umana Venezia. Un trittico di partite che nella giornata di oggi vedrà disputarsi il secondo atto tra le mura del PalaTerme di Montecatini dove sia Caserta che Siena saranno ospiti della locale formazione che il prossimo anno scenderà ancora in campo nel campionato di Dnb. Un secondo atto preceduto anche da quel viaggio tutto ‘on the road’ che la stessa Pasta Reggia ha preferito fare a partire proprio dalla trasferta di Roma per aumentare e cementare ancora di più il gruppo in una sorta di mini ritiro di quattro giorni che termineranno appunto sabato quando nella sfida sempre suggestiva e ricca di contenuti specialmente per i tifosi contro la Virtus Bologna, Caserta farà di ritorno a casa trovandosi di fronti all’indomani della domenica alla prima settimana tipo dell’anno, la prima settimana vera di preparazione ad un match con una posta in palio che vale molto di più di semplici indicazioni da seguire per continuare a crescere. «La prima delle due riflessioni – ha continuato l’assistente in panchina Giacomo Baioni – è relativa ovviamente ad un positivo innalzamento delle prestazioni individuali di alcuni giocatori e la seconda, invece, è legata ala fase offensiva, ai movimenti e la sempre maggiore praticità e conoscenza di alcuni movimenti e concetti che giorno dopo giorno ci appartengono sempre più».

Un doppio argomento che merita di essere affrontato uno step per volta. Partiamo dall’ultimo e quindi dall’alchimia offensiva. Un qualcosa che palesemente ha riscontrato delle maggiori difficoltà rispetto a quella, forse più naturale, della difesa…



«Volendo mettere per un attimo da parte la considerazione più importante e cioè che il nostro coach è uno che interpreta in maniera efficace questo fondamentale, si può dire che la fisicità che questa squadra si ritrova, ci ha dato una grossa mano nel trovare un feeling in termini molto più brevi rispetto a quanto è accaduto in attacco. Riprendendo poi quanto abbiamo messo da parte, a questo feeling fisico vanno aggiunto una serie di concetti preparati ed allenati che hanno la loro importante. Passando alla fase offensiva, invece, ci siamo trovati di fronte alla situazione di necessitare di più tempo affinché tutti potessero assimilare e metabolizzare non solo i nuovi schemi e la filosofia di gioco del coach, ma anche dei sistemi di preparazione a questo tipo di basket. Una necessità che andata in crescendo di volta in volta e nella quale nell’ultimo periodo abbiamo fatto dei grandi passi in avanti. Ora possiamo dire che corriamo bene il campo specialmente con i lunghi e a difesa schierata abbiamo una diversa e migliore spaziatura dalla quale attaccare i nostri avversari».

Quindi in questo momento si può dire che la Juve ha dei punti di certezza sia in attacco che in difesa? Dove per punti di certezza si intendono situazioni tattiche e uomini a cui fare riferimento in determinate occasioni?

«Assolutamente si. Certezze che necessitavano degli esperimenti, delle prove di combinazione della duttilità di cui è dotata questa squadra, considerando che escluso un solo giocatore che può giocare nella posizione di playmaker, gli altri hanno comunque la possibilità di giocarne almeno due. Una duttilità che ci permette di cambiare quintetti a seconde delle necessità che la partita ci porta ad affrontare, ma soprattutto in base alle nostre necessità di voler attaccare in un determinato modo. Ora sappiamo se vogliamo essere pericolosi in post basso dobbiamo andarci in un determinato modo e con determinati giocatori, cosi se vogliamo farlo con le doppie uscite, dal pick and roll e cosi via. Altrettanto si può dire della difesa, dove però eravamo ad un punto sicuramente più avanzato».

Passando al primo dei due aspetti che hai toccato nella tua prima dichiarazione e quindi ai passi in avanti fatti dai singoli, non si possono non indicare Hannah e Moore che nel torneo cittadino sono stati quelli più sottotono rispetto ad altri…

«Per come la vedo io quando si cambia cosi tanto e con tanti esordienti in termini di conoscenza di campionato, non si parla mai di essere scarso o forte, ma di essere già pronto ad adattarsi o doverlo fare con tempi più lunghi. Come ho avuto modo di anticipare in precedenza, alcuni di questi ragazzi, su cui riponiamo estrema fiducia, hanno dovuto fare i conti con l’assimilazione a metodi diversi da quelli a cui erano abituati. Assimilazione che non può essere né automatica né impartita con la forza, ma trovata strada facendo. Le differenze tra l’Italia ed altri campionati ci sono, alcuni hanno dovuto affrontare delle problematiche o se vogliamo delle differenze a cui hanno dovuto abituarsi e quindi hanno avuto al necessità di spendere più tempo per farlo. Senza contare che non siamo uno staff tecnico a cui piace gestire e basta i propri giocatori, noi li vogliamo migliorare e per farlo questo è il momento giusto per insistere per poi avere i risultati quando tutto avrà un valore differente. Il tempo, però, è sempre dalla parte di chi lavora e se i segnali positivi che stiamo avendo in questo periodo dicono il giusto, siamo sulla buona strada. E’ come nella vita di tutti i giorni: una cosa è vivere nella casa di sempre e un’altra in una a migliaia di km di distanza con l’aggiunta di abitudini differenti».

Volendo trasportare queste indicazioni avanti nel tempo, secondo te a quale punto della tabella di marcia la Juve si ritroverà ad affrontare la prima di campionato?

«Al punto previsto e cioè quello di una conoscenza chiara di quelli che sono i concetti di pallacanestro che il coach vuole vedere in campo sia in attacco che in difesa. Una conoscenza nella quale stiamo migliorando sempre più e con la quale stiamo provando anche in corso d’opera a risolvere situazioni che la partita presenta inaspettatamente».


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