La Juve si gode un weekend senza match



Sergio Luise
Sergio Luise

«Rispetto alle prime due uscite a Brindisi contro formazioni del nostro stesso campionato, la cosa più importante e positiva che si è vista negli ottanta minuti del torneo cittadino è che abbiamo giocato un numero di minuti di buon basket superiore rispetto a quanto, invece, avevamo dimostrato di poter fare una settimana prima». Questo il commento, questa la prima analisi del post trofeo Città di Caserta effettuata dall’assistente in panchina di Lele Molin, Sergio Luise. Un’analisi che quindi non è totalmente distante da quanto un po’ tutti gli addetti ai lavori in casa Pasta Reggia, hanno avuto modo di sottolineare nei giorni seguenti la kermesse all’ombra della Reggia. Analisi che sicuramente fa tirare un sospiro di sollievo allo staff tecnico e quello dirigenziale, visto che dalla doppia sfida contro Roma e Brindisi delle indicazioni positive sono arrivate. Non tante per un pieno sospiro dio sollievo, ma il tutto può essere catalogato sotto la voce come cose che possono capitare e quindi preventivabili. Quali? Ovviamente lo scotto del cambio di categoria per alcuni, del campionato per altri. Tutti argomenti che di sicuro erano stati messi in conto dai piani alti di Pezza delle Noci e la conformazione delle avversarie della compagine di Pezza delle Noci ne è la più nitida dimostrazione. Già perché escludendo le prime due partite a porte chiuse contro Veroli e Napoli che sono formazioni di Legadue (tra l’altro la prima dopo nemmeno un paio di giorni di lavoro in palestra con Mimmo Papa ndr) la parte centrale e finale della pre-season bianconera è formata solo ed esclusivamente da formazioni di LegaA e se vogliamo anche di una certa conformazione fisica. Il motivo, altrettanto ovvio, è stato quello di mettere tutti immediatamente di fronte alla consapevolezza del valore dell’avversario in questo campionato senza creare false valutazioni contro le quali sbattere il muso a campionato iniziato ed anche a costo di perdere qualche partita di troppo in questo momento dell’anno. La cosa importante non era, dunque, fare un precampionato in cui si dovevano contare le vittorie, ma un precampionato in cui tutti dovevano fare dei passi in avanti immediati e capire dove erano finiti anche con qualche piccolo dissapore che solo le sconfitte possono portare. «Senza contare – ha continuato lo stesso Luise sulla questione precampionato e sull’effetto desiderato da quest’ultimo sulla squadra – che queste quattro partite ci hanno immediatamente dato conoscenza della intensità, fisicità e valore di avversari di nostra pari categoria. I rookies hanno avuto modo di saggiare il livello del nostro campionato, ma anche quello che potrebbe essere il metro arbitrale e quindi capire in che modo muoversi quando tutto conterà per i due punti in palio. Ecco perché penso che già rispetto alla settimana precedente nella prima partita contro Roma avevamo mostrato qualcosa, ancor di più in quella immediatamente successiva contro Brindisi dove abbiamo fatto dei passi in avanti soprattutto in alcuni frangenti della partita. Ed è proprio questi passi in avanti da un giorno all’altro che ci conforta e ci indica che siamo nella giusta direzione».

Una direzione che forse presenta già delle piccole certezze come hanno dimostrato alcune alchimie nella partita della domenica, specialmente in difesa…



«In effetti possiamo dire che in questo momento abbiamo delle conformazioni di quintetto che sono un tantino più avanti ed affidabili rispetto ad altri, ma ci sono dei fattori da considerare. In quei quintetti c’erano giocatori che già conoscevano il tipo di basket ed alcuni giocatori quindi in un certo senso era molto più facile. Ripeto mettere i rookies dio fronte a questo tipo di squadre da subito per abituarli era un nostro fermo volere anche per testare con mano quanto gli dicevamo a parole. Ed è per questo che nonostante tutto non possiamo n on essere soddisfatti di quanto globalmente abbiamo fatto».

La non conoscenza del campionato o magari del tipo di fisicità che si respira in questa serie, però, non è il solo problema per alcuni; la condizione fisica e l’ancora non possibilità di esprimersi fisicamente al meglio attanaglia qualcuno, tipo Hannah e lo si vede dalla voglia di dimostrare il proprio valore, ma con non sempre buoni risultati…

«Purtroppo in questo momento dell’anno credo che per un professionista la cosa più difficile sia far conciliare quello che si pensa, quando si è in campo, quello che si vuol fare con quelle che sono le reali condizioni del fisico. Se si è un tantino indietro allora è difficile che il corpo reagisca come si vuole agli input di determinante giocate e questo può portare a quel filo di nervosismo che ti conduce a commettere errori. Però posso dire che guardando la squadra giorno dopo giorno partendo dall’ultima sfida del torneo, posso assicurare che lo stesso Hannah ed altri hanno svolto un lavoro per recuperare non indifferente e che allo stato attuale il livello fisico è nettamente superiore a quello del torneo».

A proposito di condizione fisica, sembrano essere ormai scongiurati i problemi legati a quella di Roberts e Tommasini, giusto?

«Roberts ormai non accusa più nulla, visto che si trattava solo di una botta di gioco. Anche per quanto riguarda Tommasini ci sono delle buone notizie considerando che ha ripreso ad allenarsi con il gruppo e quindi è tutto rientrato».


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