Luise rilancia la Juve: “A Sassari per giocarcela”



Sergio Luise
Sergio Luise

«Alla fine se guardiamo ed analizziamo il tutto a mente fredda e con la massima razionalità delle cose, quello che ha fatto la differenza in campo nel derby con Avellino, è stata la loro panchina. Un roster molto più lungo ed esperto del nostro, che gli ha permesso di far rifiatare i titolari, nei momenti topici della partita e mentre noi spingevamo al massimo delle nostre possibilità, senza cali di intensità e di arrivare all’ultimo quarto più lucidi e precisi». Chiara, tonda e cristallina, l’analisi di Sergio Luise sul lato ed aspetto tecnico di una gara, il derby con la Sidigas, che ha lasciato più di qualche strascico durante e dopo la partita. Strascichi che hanno portato all’espulsione di Sacripanti per doppio tecnico al seguito della quale la disciplinare aveva dapprima comminato la sanzione di due giornate di squalifica, salvo poi accettare il ricorso presentato dal club di Pezza delle Noci e ridotta ad una sola squadra commutabile e che sarà commutata in ammenda e quindi con uno sforzo economico da parte della società Strascichi nei giorni seguenti al match quando una serie di comunicati stampa, note delle due società su accadimenti avvenuto nell’immediato post partita e riguardanti dirigenti, presidenti e giocatori delle due formazioni, sfociati poi in articoli abbastanza duri che hanno aizzato ancora di più gli animi per quella che doveva essere una gara, tesa ed importante sia dal punto di vista del risultato in campo che per le due tifoserie che orma vivono in un clima di rivalità, ma che pur sempre una partita rimane. Fortunatamente dopo qualche giorno di botta e risposta e dopo qualche giorno di sottolineature o veleni, il tutto sembra essersi placato almeno mediaticamente o dal punto di vista delle note ufficiali e quant’altro, lasciando di nuovo spazio al basket giocato, alle analisi di chi quella partita l’ha vissuta in panchina e che dopo qualche giorno prova a trovare i punti cardini di un match dalle due facce della stessa medaglia: la prima quella di una squadra che per circa 33’ ha messo a ferro e fuoco la difesa irpina e messo la museruola anche ad un giocatore di grandissimo talento cestistico come Lakovic, la seconda quella degli ultimi sette minuti, in cui la stanchezza, la mancanza di lucidità e gli errori al tiro e le palle perse, hanno fatto tutta la differenza di questo mondo contro un Hunter ed un Richardson che hanno, invece, trovato ritmo e triple pesanti per chiudere il match. Certo poi ci sarebbe l’incognita dei liberi dell’espulsione e quindi di una partita letteralmente chiusa, mentre anche -8 con più di quattro minuti da giocare ci si poteva ancora provare, ma la riprova, in un senso e nell’altro, non ci sarà mai ed anche questo fa parte dello sport in generale, del basket in particolare.  «Chiudendo il discorso di prima – ha continuato a commentare l’assistente in panchina di coach Sacripanti, Sergio Luise – quando le energie fisiche e nervose diminuiscono anche la lucidità nelle scelte e la freddezza e la precisione delle conclusioni vengono meno, con il risultato di una perdita di pazienza e quella ricerca, quasi spasmodica, di voler chiudere in fretta ed in furia il break aperto degli avversari e di voler recuperare lo svantaggio accumulato».

Senza entrare nel merito dei fischi, ma quanto hanno inciso effettivamente sulla partita o si poteva considerare compromessa anche con il solo fallo su Lakovic?
«Nel corso di una partita ci possono essere delle chiamate dubbie o dei fischi mancati; purtroppo alcune volte quando avvengono nei momenti tipici, diventano decisive. Quello che si fa più difficile ad accettare, però, é un metro non sempre coerente e quindi non facilmente interpretabile».



Analizzando tutta la partita anche i primi 30′, da un punto di vista del tatticismo, tu che sei esperto di lavagne e situazione tecnica, cosa si doveva fare meglio e cosa invece ha funzionato alla grande? 
«Fin quando abbiamo retto fisicamente e a livello mentale abbiamo condotto anche con alcuni punti di vantaggio limitando le loro conclusioni da fuori e i loro contropiede. Da rivedere, invece, nella seconda parte della gara è la nostra difesa sul pick and roll e il nostro attacco poco equilibrato tra le conclusioni dentro e fuori dall’area».

Questa sconfitta pesa più moralmente o a livello di classifica? 
«Ci tenevamo a vincere il derby, ma non credo che lasci strascichi a livello mentale, mentre per quanto riguarda la classifica e la corsa ai playoff, il tutto si complica abbastanza».

Quindi sostanzialmente guardando avanti questa sconfitta sarà più uno stimolo o in peso?

 «Quest’anno il gruppo ha più volte dimostrato di concentrarsi sulla partita successiva senza lasciarsi influenzare dal risultato precedente sia esso positivo o negativo. Credo, quindi, che la sconfitta patita non sia in nessun caso un peso per lo scontro di domenica».

Che partita ti aspetti a Sassari? Quali i punti forti e dove si può attaccare questa Dinamo?
«Sul loro campo sono quasi imbattibili. Giocano a ritmi altissimi, con alte percentuali, tante conclusioni da oltre l’arco e quindi un alto punteggio. A volte solo la loro eccessiva sicurezza può essere considerata il loro punto debole».

Quale dovrà essere la mossa vincente della Juve? 

«Controllare il ritmo, non aver paura di affrontarli a viso aperto, ma giocare sempre di squadra costruendo ogni singolo tiro. Praticamente cercare di ripetere la partita d’andata».


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