Juve attenta ad una Venezia ferita



Marco Mordente

Fidarsi è bene non fidarsi è meglio. Sarà questo il motto che i bianconeri dovranno osservare in vista della sfida di questo fine settimana dopo la pausa stabilita per la domenica delle stelle piemontese. Non fidarsi di quanto i numeri, le cifre e le statistiche dicono dell’Umana Venezia. D’altronde lo stesso Max Oldoini in una recente intervista su queste stesse pagine ha avuto modo di spiegare come la classifica dei veneti guidati in panchina da coach Mazzon, non rispecchia il reale valore in campo di una squadra che può contare sulla stessa linea di mix tra esperienza ed atletismo, sia nello starting five che per quanto riguarda i giocatori che di volta in volta si alzano dalla panchina. Un riflesso distorto, dunque, dovuto ai tanti problemi fisici che la Reyer ha dovuto affrontare sin dall’inizio del precampionato quando per esempio a Caserta, per il trofeo Cittadino, la truppa veneta arrivò all’ombra della Reggia senza Bowers e Szewczyk su tutti. Questione fisica nella mancanza di giocatori, ma anche questione fisica nella reintegrazione degli stessi all’interno dei giochi, all’interno della ‘best shape’, della forma migliore per dirla all’americana, che ha limitato prestazioni e risultati poco edificanti rispetto alle aspettative e che hanno fatto di Venezia la formazione ‘delusa’ fino a questo momento della stagione. Una delusa della quale tanto si era parlato di mercato e non solo per l’infortunio di Fantoni, ma anche per questioni di rendimento. Si era parlato della partenza di Eric Williams, dell’arrivo di Jumaine Jones, ma soprattutto della firma di un altro italiano illustre dopo Bulleri che si è accasato a Venezia dopo aver iniziato la stagione a Scafati in Legadue, come Stefano Mancinelli. Voci e rumors, però, che si sono placati dopo l’ultimo successo, dopo l’ultimo turno di campionato prima della pausa e che ha consegnato a Young e compagni una decina di giorni per provare a dimenticare quanto era successo fino a quel momento e riprendere come se nulla fosse successo e come se si fosse alla prima palla a due della stagione. Un successo, quello contro la Virtus Bologna, che ha placato gli animi, dunque, ma soprattutto che ha interrotto una striscia di sconfitte consecutive che durava da ben tre settimane. Una in casa contro i capitolini di Gigi Datome e due in trasferta con il punto più basso toccato a Biella, contro una squadra nettamente inferiore, dove i veneti hanno segnato la miseria di 59 punti per poi segnarne 88 a Cremona, ma uscendo lo stesso sconfitti dal campo. Quella iniziata all’ottava giornata di campionato e durata fino alla decima, però, non era stata la prima striscia, ma la più lungo, dal momento che due partite in fila, prima degli alti e bassi tra successi e sconfitte, erano arrivate già tra la terza e la quarta, quando addirittura nelle Marche la Reyer ha ceduto due dei solo quattro punti conquistati, ad una squadra in nettissima difficoltà come la Scavolini Pesaro, replicando poi in casa contro la Dinamo Sassari. In totale sono quattro i successi cosi come chiaramente recita la classifica con gli otto punti conquistati. Quattro vittorie e sette sconfitte. Quattro vittorie egualmente ripartite tra casa e fuori casa, anche se non si può dire altrettanto delle sconfitte. Quattro dei sette ko sono arrivati in trasferta dove invece hanno vinto solo due volte dall’inizio della stagione (tra l’altro battendo Milano e Brindisi ndr). Una serie di debacle dovute principalmente ad un paio di punti fondamentali: la percentuale del tiro da tre e il numero delle palle perse. Vertiginoso quello degli errori in fase offensiva da parte della truppa di coach Mazzon che nelle sconfitte lontano da casa hanno girato con una media di 17 palloni regalati alla difesa avversaria a fronte quasi otto recuperate in difesa (sono 13 perse e 7 recuperate nelle due vittorie on the road ndr). Altrettanto deficitaria la statistica riguardando il tiro dalla lunga distanza, con i veneti che hanno dimostrato di avere le mani non fredde, ma congelate nei palazzetti avversari. Nelle solite quattro partite perse è stata, infatti, del 25% la percentuale dall’arco, mentre del 51% nelle vittorie per un complessivo 70 punti di media realizzati e nei quali incide tantissimo il 58 fatto segnare in quel di Cremona.




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