L’Italia scopre anche Stefano Gentile



Stefano Gentile (Foto Giuseppe Melone)

«Sono grandi soddisfazioni, grandi momenti che ti lasciano quel dolce sapore in bocca anche il giorno successivo. Poi però non bisogna gongolarsi troppo su situazioni del genere, ma bisogna resettare tutto e cominciare da capo, tornare in palestra a Caserta, tornare a lavorare con i compagni e pensare immediatamente alla prossima sfida di campionato». Tiene i piedi per terra Stefano Gentile che dalla convocazione in extremis per l’infortunio a Chessa è tornato Dal Lauretana Forum di Biella con il trofeo di Mvp della serata, quello dedicato al miglior giocatore della selezione azzurra che alla fine ha battuto quella di All Star al servizio ed agli ordini di coach Banchi. «Un riconoscimento – ha continuato il primogenito di Nando – che mi lascia, comunque, la consapevolezza di aver dimostrato di esserci anche per questo tipo di selezione. Un qualcosa in più rispetto a quelle consapevolezze che mi porto, invece, sempre dentro di me intese come quello che so che posso o non posso fare. Ora ne ho dato dimostrazione in una selezione giovane dove ero tra i più esperti per l’età, ma tutti abbiamo dimostrato che nonostante la giovane età abbiamo tanto da dimostrare in un campo da basket».

Nazionale, All Star Game e premio Mvp a parte, quella di domenica è stata anche la serata del poter giocare fianco a fianco con tuo fratello Alessandro sotto gli occhi di mamma e papà…



«E’ sempre un grande piacere giocare al suo fianco. Prima della partita eravamo entrambi un po’ silenziosi e concentrati su quello che volevamo fare in campo, mentre alla fine è stato una festa generale alla quale è stato bello vedere tutta la famiglia unita e penso che i nostri genitori siano stati contenti ed orgogliosi di quello che abbiamo fatto a prescindere dai riconoscimenti».

Ma com’è giocare con Alessandro?

«Un qualcosa di troppo naturale. Sappiamo tutto quello che l’altro vuole fare e con netto anticipo. Siamo fratelli, sarebbe stato un qualcosa di eccezionale il contrario. Comunque come ho avuto modo di dire in precedenza è sempre un piacere giocare al suo fianco e spero che in futuro possa accadere ancora».

Hai parlato di resettare e tornare alla realtà, tornare alla Juve ed al campionato, ma quanto ha aiutato questo break?

«Tantissimo. Nell’ultimo mese abbiamo tirato tanto il fiato, ma soprattutto abbiamo dovuto spendere tantissimo anche dal punto di vista mentale. Questi giorni in cui mi sono allenato fisicamente, ma staccato psicologicamente di sicuro serviranno in futuro per tornare in campo scarichi mentalmente e riprendere con molta più leggerezza da dove abbiamo lasciato prima di questa sosta».

Mettendo per un attimo da parte la Juve ed il campionato, quanto secondo te quello che avete fatto fino ad ora può essere un esempio al basket che in questo campionato non servono solo ed esclusivamente gli americani per far bene?

«Di sicuro credo che abbiamo dimostrato ancor di più che quello che pratichiamo è un gioco di squadra e che con le sole ‘figurine’ non si è assolutamente sicuri di vincere alla fine dei quaranta minuti di gioco. Ovviamente anche noi abbiamo avuto ed avremo i nostri alti e bassi, di sicuro non saremo la squadra più atletica o con maggiore talento di questa Lega, ma abbiamo dimostrato che uniti possiamo andare oltre qualsiasi ostacolo. Quindi si può dire che siamo da esempio all’idea di scendere in campo per quello che è questo sport: un gioco di squadra e la dimostrazione l’abbiamo data a Pesaro quando eravamo sicuri di vincere perché erravamo uniti e convinti insieme».

In tanti vedono in te un giocatore migliorato dall’inizio della stagione. Tu in cosa ti senti migliorato se cosi ti senti?

«Cambiato no, ma di sicuro mi sento più libero di esprimere quello che sono in campo avendo più spazio per farlo e farlo bene. Tutto qua».

Da cosa ripartite per la sfida di domenica prossima contro Venezia?

«Non possiamo che ripartire dalla solidità mentale e di gruppo che ci ha portato a giocare nell’ultimo mese in maniera nettamente migliore rispetto all’inizio della stagione. Sappiamo quali sono i nostri punti di forza e quali quelli deboli e come fare per mettere in mostra i primi e nascondere i secondi. Questa vittoria ci serve per riprendere il discorso con la vittoria dopo Cantù in casa e per provare a fare un passo per volta verso un obiettivo, le Final Eight al quale dobbiamo avvicinarci con calma e senza guardare troppo avanti, ma concentrati passo dopo passo».


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