Juve, Michelori va oltre la crisi



Andrea Michelori (foto Juvecaserta.it)

In un momento in cui le acque continuano ad agitarsi giorno dopo giorno per questioni non legate al basket giocato, a quest’ultimo proviamo a tornare con il ‘face to face’ con Andrea Michelori. Il lungo milanese, tra l’altro, è stata una delle due vittime di quanto il campo da Carling del Palamaggiò, ha offerto nell’ultima partita stagionale: «Dopo il momento in cui è avvenuto tutto, più passava il tempo più il ginocchio mi dava fastidio. Prima e dopo l’intervallo ho provato a riscaldarlo per vedere se la situazione migliorava, contando che più stavo in panchina, più mi raffreddava e più avevo fastidio, ma alla fine non è servito a niente. Non è servito a niente, perché durante questo periodo di riscaldamento ho provato a fare dei salti, a fare dei cambi di direzione, ma c’era fastidio e dolore. Ho provato a fare uno sforzo e tornare in campo, ma proprio non ce la facevo».

Ti abbiamo visto cadere e quindi scivolare, ma in realtà cosa è successo? Il ginocchio ti si è girato?



«Si assolutamente si. Ha effettuato una rotazione, anzi una parte di rotazione innaturale perché sono stato trattenuto e quindi mi sono girato ma il piede è rimasto li fermo per poi girarsi dopo questa piccola torsione innaturale. A dire il vero forse è meglio cosi, anche perché se il piede non si fosse girato, forse saremmo qui a parlare di qualcosa di più grave di quanto invece è accaduto. Tra l’altro mi hanno dato anche fallo in attacco, su una trattenuta».

Per quanto riguarda il match, invece, quale il tuo giudizio?

«Dispiace. Dispiace prima di tutto per le condizioni del campo in cui siamo stati costretti a giocare sia noi che Varese. Un campo impraticabile e che ha tolto energia e vivacità alla partita. Ma soprattutto dispiace, perché in settimana tutti abbiamo svolto del lavoro nella maniera migliore possibili. Eravamo tutti arrabbiati nel senso buono del termine e siamo scesi in campo ogni giorno con l’intento di arrivare alla domenica pronti a portare a casa la vittoria. Non ci siamo risparmiati, siamo stati intensi ed anche con qualche botta di troppo, ma era giusto cosi. Avevamo accumulato la cattiveria giusta per affrontare questa partita nel migliore dei modi, ed invece tutto è andato diversamente anche per il campo. Alla fine, però, il rammarico più grande restano i punti che accumuliamo facilmente nei finali dopo un break negativo».

Come te lo spieghi?

«Un rilassamento mentale. Un qualcosa che dobbiamo evitare assolutamente, visto che gli scarti delle partite sono importanti per il conseguimento dell’obiettivo finale, qualsiasi esso sia. Però credo che abbiamo onorato questo sport e questa maglia. Certo il pubblico non è contento per il risultato finale, ma le condizioni in cui abbiamo deciso di giocare erano davvero disastrose e pericolose per noi che abbiamo una carriera».

Quanto difficile, invece, è stato scendere in campo sapendo i problemi societari tanto trattati nella settimana scorsa?

«Abbiamo provato a parlarne solo tra noi italiani, lasciando gli altri fuori, ma comunque delle voci sono arrivate anche a loro. E’ chiaro che è un momento delicato in cui la società sta facendo di tutto per organizzare i piani alti per risolvere i problemi. Quello che posso dire è che da giocatore, cosi come i miei compagni, possiamo solo scendere in campo e continuare a lavorare per provare a vincere per i tifosi e la società».


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