Luise disegna la Juve anticapolista



Sergio Luise

Guardando il calendario di questo campionato, la prossima giornata dovrebbe presentare almeno un piccolo lato è positivo per la truppa di coach Sacripanti: quello di giocare in casa. Un lato ed un aspetto fino a questo momento è stato determinante nella corsa casertana, considerando che i quattro punti racimolati da Chatfield e compagni sono arrivati proprio solo ed esclusivamente tra le mura amiche del Palamaggiò. Un dato ancora più confortante se il tutto va analizzato sotto un altro punto di vista, quello del gioco e del modo di stare in campo di una squadra che in cinque partite ha dimostrato di essere due facce della stessa medaglia o se vogliamo il classico esempio di Dottor Jakyll e Mister Hyde. Due squadre completamente differenti, due modi di approcciarsi alla partita e al modo di reagire ai momenti negativa che fanno di Caserta una squadra con ancora alla ricerca di una vera continuità di identità dentro e fuori dalle mura di Terra di Lavoro. Ed allora ecco che la sfida contro una squadra che al momento non può non essere considerata come la più grande rivelazione di questo torneo, Varese, può essere guardata con un pizzico di ottimismo in più, con quella prospettiva di vedere il bicchiere mezzo pieno e che in un modo o nell’altro la Juve del Palamaggiò ha portato a casa il risultato. Ma nonostante tutto quella di cui è protagonista la truppa di coach Sacripanti, resta una metamorfosi che a tratti ha provato a spiegare lo stesso capitano bianconero, Maresca, ma per la quale proviamo a chiedere spiegazioni anche all’assistente in panchina Sergio Luise: «In casa riusciamo ad alzare l’intensità della nostra pallacanestro nei momenti importanti della partita che in un modo o nell’altro ci portano a dei parziali a favore che poi valgono la vittoria. In trasferta, invece, nei momenti difficile e topici dell’incontro subiamo l’iniziativa degli avversari senza opporre resistenza».

Maresca in conferenza stampa post partita in quel di Roma, ha parlato di essere fragili psicologicamente e che la squadra si disunisce nel momento di difficoltà. La pensi uguale o hai altra indicazione?



«Oltre ad un problema psicologico ci sono anche situazioni tecniche, vogliamo infatti reagire giocando individualmente e non credendo nelle capacità del gruppo continuando ad eseguire i nostri giochi».

C’è qualcosa da salvare in questa partita, in pratica c’è la possibilità di guardare avanti pensando al bicchiere, comunque, mezzo pieno?

«Rivedendola i primi 28 minuti siamo stati in partita, nonostante diversi errori. Ventotto minuti in cui abbiamo realizzato canestri che sono stati tutti frutti di un’ottima circolazione di palla e andando e sfruttando sempre quelli che erano i nostri obiettivi principali all’interno dei giochi».

La trasferta a Roma è stata anche quella dell’infortunio di Mordente. Come sta ora?

«Dopo due giorni di riposo e differenziato, oggi (ieri ndr) riprende regolarmente il lavoro con la squadra».

All’orizzonte c’è una squadra in fiducia ed in forma come la capolista Varese. Che reazione ti aspetti: risposta di orgoglio o contraccolpo psicologico?

«Mi aspetto una partita dove la nostra concentrazione resterà alta per tutti i quaranta minuti. Sono sicuro che la squadra saprà reagire, poi il risultato della partita dipende da tanti altri fattori, non ultimo il valore dell’avversario».

Ed allora dove e come si vince questa partita?

«Varese è una squadra in fiducia, molto atletica di gran talento, molto simile a Roma ma con più qualità. Si vince se imposti il tuo ritmo e se limiti il potenziale offensivo, fatto soprattutto di iniziative personali e di giocate d’istinto».


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