Juve, Mordente parla già da leader



Marco Mordente contro la Sutor (Foto Juvecaserta.it)

Dopo quella posta sotto i due punti messi in cassaforte nella prima sfida interna della Juve al Palamaggiò, Marco Mordente concede il bis, concede la replica e guida Caserta sul sentiero giusto per battere la Sutor Montegranaro. Senza fiatare e senza nessun tipo di lamento, l’esterno teramano ex Treviso e Milano, si è alzato dalla panchina al momento del fischio del secondo fallo sanzionato a Stefano Gentile, si è seduto in cabina di regia e da quel posto si è alzato solo quando il figlio di Nandokan è tornato ad avere le redini della squadra tra le proprie mani. Una guida che non si può definire impeccabile, vista la non naturalezza del ruolo, visto il problema principale di avere pochi cambi in quel reparto della squadra e quindi qualche passaggio in difesa l’ha dovuto anche lasciar perdere per evitare, magari in qualche chiamata o fischio contro che avrebbe reso ancora più difficile la gestione del back court da parte di coach Sacripanti, ma che ha avuta la sua enorme efficacia. Mordente ha gestito i ritmi, ha alzato la voce con i compagni quando serviva, ha tenuto la squadra per mano dettando i passaggi verso l’area dove Sacripanti voleva che la palla andasse, seppur perdendo qualcosa dal punto di vista della pericolosità naturale del giocare da shooting guard senza sprecare energie nel portare la palla da una metà campo all’altra, magari restando attenti secondo dopo secondo alla pressione del dirimpettaio che invece a questo tipo di situazione ci è abituato da sempre. Ma ancora una volta neanche una piega: Sacripanti ordina e lui fa, poi una volta in mezzo al campo la leadership viene da sola e Jelovac ne sa qualcosa: «A volte quando sono in mezzo al campo mi accorgo che dei miei gesti o richiami sono molto plateali, ma non sono fatti per cattiveria. Se non me ne fregasse del risultato o di quello che sta accadendo in campo, non lo farei. Invece a me importa e come e quindi in quel momento mi sono sentito in dovere di richiamare Jelovac per un semplice motivo e cioè che avevamo costruito un vantaggio di un certo livello con la difesa e con un attacco di squadra, con tanti passaggi e cercando sempre l’uomo libero. Poi sono arrivati tre tiri troppo in fretta che ci hanno fatto perdere qualche punto. Ma alla fine non è una cosa personale contro Jelovac, dal momento che se fosse stato un altro l’avrei fatto lo stesso. Anzi un po’ mi dispiace, considerando al buonissima partita che ha fatto e che i suoi canestri ci hanno poi anche permesso ad un certo punto di prendere un buon vantaggio». +

Quale il dato più importante della vittoria contro la Sutor?



«La cosa più evidente è stata che ci siamo cercati come una squadra vera. Abbiamo eseguito alla lettere i nostri schemi cercando sempre l’extra pass per il compagno libero e piedi per terra. Poi sulle percentuali è un discorso a parte. L’importante è creare i tiri aperti e con vantaggio, poi se si sbagliano non ci si può far niente. L’importante è aver fatto un grande passo in vanti come squadra, come gruppo in cui c’è tanta complicità sia in attacco che in difesa».

E questi due punti possono essere definiti come punti della difesa…

«E’ la base del nostro campionato. Dobbiamo capire che il principale compito di questa stagione è quello di essere duri e senza sbavature nella nostra metà campo. Tutti i nostri vantaggi devono partire dalla difesa cosi come è stato con Cremona e con Montegranaro e purtroppo non con Biella dove abbiamo giocato davvero male. Potevamo avere sei punti e tre vittorie, ma anche le sconfitte come quella di Biella servono da insegnamento, anche se l’unico rammarico resta legato al fatto che si trattava di un’occasione da non perdere contro una squadra che veniva da due sconfitte e sotto pressione davanti al suo pubblico».

Con Cremona furono gli italiani a vincere il match, contro la Sutor sono stati gli italiani a conservare il vantaggio necessario al secondo sigillo…

«Credo che la società abbia investito e puntato tanto sul pacchetto italiani e queste considerazioni sono un po’ anche il modo di ripagare questa fiducia. Sinceramente non me ne ero nemmeno accorto, ma pensandoci credo che la ragione sia che in momenti particolari ci sia più complicità sia in attacco che in difesa. La stessa complicità che vogliamo estendere con tutta la squadra».

Ti sei sacrificato molto da play per i problemi di falli di Gentile. Un tuo commento sulla prestazione di Stefano?

«Personalmente credo che abbia giocato una nella partita, specialmente nel secondo tempo. Fino a questo momento non era riuscito a trovare il ritmo, ma soprattutto quella gioia e divertimento che ci vuole in una partita di basket e sono molto contento di averlo visto sorridere in alcuni momenti».


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