Juve, Michelori suona la carica



Michelori in azione

A spasso nel tempo, ritorno al passato anziché al futuro o chi più ne ha più ne metta. Fatto sta quello che si sta vivendo ai piedi della Reggia vanvitelliana nelle ultime ore e negli ultimi due giorni sono un qualcosa di già visto, un qualcosa che sembrava essere stato messo da parte per pensare solo ed esclusivamente al futuro, al campionato e all’obiettivo di fine stagione. Lo stesso Sacripanti in terra slovena nel commentare una squadra praticamente chiusa, aveva parlato di un mercato che avevano voluto percorrere ed esplorare con la giusta fretta per una squadra che non aveva tantissimi fondi a disposizione e quindi non poteva permettersi un gioco a rialzo nel caso di contese di giocatori da parte di altri club. Ma soprattutto un mercato percorso un tantino di corsa per riuscire da avere tutto pronto, tutto a portata di mano per il momento in cui il suo lavoro con gli Europei fosse stato completamente esaurito e dedicarsi, dunque, solo gli ultimi colpi, ultimi accorgimenti per l’inizio del training camp. E cosi sembrava essere quando Chatfield è stato uno degli ultimi ad arrivare insieme a Jonusas che però a differenza del primo ha dovuto fare più pressioni di quanto avesse pensato per giungere a Pezza delle Noci. Ecco appunto sembrava. Prima l’infortunio di Visser che non p mai arrivato e quindi la prima gatta da pelare con il nome del sostituto, poi il raduno senza i due americani Chatfield e Wise, poi ancora i ritardi di Akindele destinato a presidiare l’area, poi ancora gli infortuni, il caldo, i primi sintomi di una ‘malattia’ Wise che iniziavano a spuntare con un ginocchio malandato, fino ad arrivare al taglio dell’ex Arizona dopo tre partite indifendibili dal punto di vista tecnico e dove la volontà di dimostrare di valore un posto in Italia non è certo coincisa con il reale valore mostrato sui ventotto metri di campo. E qui il ritorno al passato, il ritorno ai dvd che erano già stati rispolverati alla fine di settembre, ma che ora sono divenuti attualità pura per la ricerca del nuovo playmaker bianconero. Il nome di Brian Chase sembra essere quello unico e solo, ma in acque come quelle del basket mercato, mai dire mai che la corrente non porti a riva un nome che nessuno si aspettava. Intanto mentre ai piani alti si continua a lavorare con chiamate, messaggi e quant’altro, c’è chi da sotto continua a lavorare fisicamente per evitare che quanto accaduto a Biella non si ripeta anche contro Montegranaro il prossimo fine settimana cosi come dimostrano le parole di Andrea Michelori.

«Non ci possiamo girare intorno – ha esordito il lungo milanese che a Biella ci ha anche giocato e quindi considerato ex di turno, nel commentare la disfatta in terra piemontese – il primo esame generale del match è che Biella ha messo in campo più motivazioni di noi. Sono stati superiori prima di tutto su questo, sulla voglia di vincere e hanno giocato una partita perfetta sulla base di quelle che erano i propri punti forti».



Quindi un passo indietro per quanto vi riguarda?

«Assolutamente. Nella sfida contro Cremona, infatti, eravamo riusciti nell’intento di mostrare carattere, di mostrare grinta e voglia di combattere ribaltando una situazione a tratti analoga a quella contro Biella, cosa che è mancato nella partita contro l’Angelico».

Quale la chiave di volta della sfida?

«Questa sconfitta si potrebbe analizzare sotto tanti e diversi aspetti tecnici, ma quello dove abbiamo deluso di più è stato l’atteggiamento. Abbiamo perso la testa senza riuscire mai a trovare il bandolo della matassa. Abbiamo dei cali e delle pause all’interno della stessa partita, ma poi in genere riusciamo sempre a trovare il modo per tornare sulla retta via, invece a Biella non ci siamo mai riusciti. In questo campionato è fondamentale vincere in casa, ma poi in partite come queste bisogna fare un passo in avanti e tornare vincitori anche dalle trasferte».

Sul tuo ritorno a Biella da ex?

«Cestisticamente parlando, ormai, sono trascorsi tanti anni, ma ci torno sempre volentieri e vengo accolto sempre bene e poi a Biella ho trovato anche mia moglie».  


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