La matematica non è un’opinione



Marco Mordente

Due partite, due sconfitte, due belle bastonate e tanti dilemmi. La Juve che torna dal Vito Lepore è troppo brutta per essere vera, ma questa è una magra consolazione. Non conta vincere o perdere di questi tempi, ma conta come si sta in campo. Contro Roma c’è stata più partita anche se, stando sul legno irpino, non si è mai avuto la sensazione che la squadra girasse bene. Contro Brindisi, dopo un onestissimo primo tempo, ecco che la luce si spegne nella ripresa e arriva una inesorabile scoppola fatta di contropiedi solitari, alley oop e gara delle schiacciate annessa. Ancora contro Brindisi, la stessa del -44 al Pentassuglia. Passi che c’erano assenze illustri, passi che Wise non è ancora al top, passino diverse cose, ma le gambe sono imballate in alcuni giocatori chiave. Ed il campionato è alle porte.

QUANTE OMBRE. Difficile salvare qualcosa da questa due giorni del Pala Del Mauro. Veramente un’impresa titanica. Salvo Wise che voleva dimostrare qualcosa dopo una settimana decisamente tribolata. Salvo la voglia dei giovani Marzaioli e Cefarelli. Salvo… chi non c’era perchè, per il resto, è stato avvilente assistere al secondo tempo del match con Brindisi. Vabbene tutto ma 3-30 di parziale non è ammissibile neanche nel campionato Uisp.



LA MATEMATICA. Io non sono mai stato un portento a scuola, ancor meno ci capivo qualcosa in matematica (non a caso scelsi il Classico). Ma qualche conto lo so ancora fare. Sedici punti incassati contro Roma, altri 27 il giorno dopo con Brindisi: non ci vuole un matematico per fare 43. E 43 punti di scarto in due partite, seppur di precampionato, fanno male e pesano. Pesano sulla squadra (sfido qualsiasi professionista ad uscire dal campo sereno e tranquillo dopo aver preso certe imbarcate), sulla società (che si interroga sulla bontà del roster), sui tifosi (che, giustamente, sono preoccupati). E domenica si comincia a Milano.

MADONNINA. Forse è meglio togliersi subito il dente ed andare nella tana dei campioni d’Italia del 2013. Sì perchè non c’è storia: lo scudetto tornerà all’ombra della Madonnina. Queste squadre è sempre meglio incontrarle in partenza quando devono ancora oliare i meccanismi (lo scorso anno Caserta sbancò il Pala Sclavo alla terza giornata a testimonianza che è una regola scritta). Però, oggettivamente, stavolta la vedo dura potersela giocare contro l’EA7 che ha messo in piedi un roster spaziale per l’Italia ed altamente competitivo anche per l’Eurolega. Non voglio essere blasfemo ma, visto che non sono cattolico, chiedo a voi di fare una preghiera anche per conto mio: domenica ci vorrà tanta fede e qualche rosario per non utilizzare il pallottoliere. Fermo restando che ‘la palla è rotonda’, ‘si parte 0-0’, ‘tutto è possibile’ e via discorrendo.

SOCIAL NETWORK. Ormai comandano la comunicazione e sono una valvola di sfogo abusata oltre che una cassa di risonanza eccessiva. Wise si era ‘autotagliato’ con un cinguettio su Twitter. Su Facebook, anche il mio e mica mi sottraggo alle responsabilità, è cominciata la caccia aperta a chi scopriva prima qualcosa. Una raffica che, alla fine, ha portato ad un nulla di fatto. Wise, ancora su Twitter, ha detto: ‘Cambio di programma, restare e tener duro. Dio ha un piano’. Beh se Dio ha un piano lo scrivesse sul suo social network.

IL VENTO. Sta cambiando nel basket italiano e non ci voleva Jerry ‘the shark’ Tarkanian per capirlo. Che Siena non sarebbe stata la ‘schiacciasassi’ del passato era chiaro da subito. E Cantù ne ha approfittato per togliersi la scimmia ed alzare, nel cielo del 105 Stadium di Rimini, la Supercoppa Italiana. Il giusto premio per un gruppo di giocatore che troppi bocconi amari ha dovuto ingoiare in questi anni quando ci si fermava sempre ad un passo dal traguardo. Un premio per la presidentessa Cremascoli che ha saputo far ripartire, con forza, il progetto canturino. Un premio per Bruno Arrigoni, fine stratega e uomo che merita sempre tantissimo rispetto. Un premio per Andrea Trinchieri perchè… se lo merita.

LA VERITA’. La Juve è in evidente ritardo di condizione complici gli infortuni, gli acciacchi, i problemi sulla costruzione del roster ed un’imprevista fatica a fare quadrato. Non è il caso di dare giudizi, cospargersi il capo di cenere, piangere e darsi per vinti. Questi professionisti non sono qui a svernare, a farsi asfaltare, ad incassare ceffoni senza reagire. Domenica, coi nervi sciolti e la consapevolezza di essere inferiori, i bianconeri devono dare un segnale. Perchè da domenica non si scherza più. E speriamo di non ritornare a fare i matematici.


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