Luise presenta i nuovi bianconeri



Oldoini e Luise

«Quello che abbiamo cercato di fare è riuscire a replicare quanto abbiamo fatto lo scorso anno dal punto di vista delle caratteristiche umane della squadra, prima ancora di pensare a quelle tecniche». Questo il primo commento dell’assistente in panchina di coach Pino Sacripanti che poi ha continuato nel suo commento alla formazione bianconera assemblata fino a questo momento: «L’obiettivo, dunque, è quello di provare a ricreare quell’armonia in gruppo che lo scorso anno ci ha permesso di fare la differenza in determinate occasioni. Detto questo, poi, tutti coloro che hanno deciso di accettare la nostra proposta lo hanno fatto mettendosi in gioco ed in discussione nell’affrontare un campionato difficile come quello italiano. Questo non ha tolto entusiasmo nei diretti interessati, anzi ha dato quella carica emotiva in più che pure lo scorso anno si vedeva nei ragazzi che ci hanno portato alla salvezza».

Con un solo tassello ancora da mettere al proprio posto e con un budget tutt’altro che elevatissimo, quanto è stato difficile riuscire a muoversi sul mercato?



«E’ stato abbastanza difficile. Come lo scorso anno ci siamo mossi in anticipo rispetto a tutti nell’iniziare a scrutare giocatori e guardare partite che poi sono risultate utili. Quando hai un budget non elevato devi guardare a tante cose e fare una selezione diversa. Alla fine, però, posso dire che i giocatori che ci sono piaciuti sin dal primo giorno poi li abbiamo portati avanti, come trattativa, fino alla fine senza problema».

Dando uno sguardo a prima vista, si può dire che questa Juve sulla carta ha un pizzico di talento in più rispetto a quella della passata stagione, anche se poi il paragone deve arrivare sul campo dimostrando quanto hanno fatto gli altri con la scorsa salvezza…

«Una squadra con un pizzico di talento in più, ma con un pizzico di esperienza in questo campionato in meno rispetto allo scorso anno. Ecco perche dalla panchina abbiamo deciso di mettere dei giocatori che conoscono l’ambiente, il campionato e che possono dare quell’aiuto repentino in casi di adattamento come per esempio possono essere le situazioni di falli e di metro arbitrali che gente come Visser, Jelovac ed altri non conoscono per non aver mai giocati in Italia».

Quale la caratteristica principale e che vi ha colpito di più di Chatfield?

«Oltre ad essere un grande realizzatore ed un giocatore capace di segnare sia correndo sui blocchi ma anche in situazioni di scarico di un compagno, quello che ci ha colpito maggiormente è stata la sua capacità, palla in mano, di pensare anche ai compagni prima ancora che a se stesso. Questo ci ha permesso di mettere assieme un backcourt di grande livello da questo punto di vista e dei lunghi che abbiamo considerando che si trattano di lunghi vanno innescati e con due giocatori come Wise e Chatfield che sanno passare e quando passare, è tutto più facile».

L’ultima domanda è per Gentile. Per te che lo conosci bene per esserci stato quando Stefano era nelle giovanili della Juve, una soddisfazione in più per il suo ritorno, oltre che per il movimento cestistico casertano…

«Una grande soddisfazione. Prima di tutto dal punto di vista personale, considerando che è tornato da dove aveva iniziato,ma per tornarci ha svolto un lavoro anche lontano da casa che gli ha permesso di crescere e migliorare. Questa per lui è un’occasione importante e lo si è visto quando dopo pochi giorni dalla firma era al Palamaggiò in perfetta solitudine a fare del lavoro individuale e quindi non perdere assolutamente tempo. Messo da parte il alto tecnico, fa sempre piacere rivederlo su questo campo, visto che tutti coloro che seguono da anni la pallacanestro a Caserta e la Juve,m non possono non ricordarselo in campo, da piccino con la maglia numero cinque sulle spalle e giocare con altri bimbi alla fine delle partite di una squadra che ha scritto pagine di storia di questo sport all’ombra della Reggia».

 


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