Maresca archivia Milano: “Pensiamo a battere Roma”



Maresca in azione contro Milano

«Sicuramente nell’arco della partita quello che più ha pesato sono stati i 20 minuti iniziali soprattutto per quello che riguarda la percentuale al tiro che abbiamo avuto nel secondo tempo, invece, siamo rientrati in partita proprio nel momento in cui sono iniziati a entrare quei tiri che all’inizio sbagliavamo». Semplice e concitata. Questa la prima analisi di Giuliano Maresca sulla sconfitta a Milano della sua Juve e di quella di coach Pino Sacripanti, arrivata ad un passo dall’ennesima impresa.

«Nell’intervallo – ha continuato l’esterno romano impegnato nella giornata di ieri anche ai fornelli in quella che è stata il primo episodio di Master Chef Juvecaserta – ci siamo resi conto che la nostra aggressività mentale alla partita era stata troppo bassa e avevamo lasciato che il match andasse via senza mai provare ad aggredirlo. Nel secondo tempo, quindi, abbiamo giocato con quella convinzione e aggressività in più che ci ha permesso anche di fa alzare le nostre percentuali».
Quindi provando a tirare le somme, nei primi venti minuti, cosa secondo te la Juve poteva provare a fare in maniera diversa od in aggiunta a quello che ha fatto?
«personalmente credo solo ed esclusivamente approcciarsi alla partita con più cattiveria senza far pensare a loro che tutto sarebbe stato facile. Tutto qua, per il resto è andata come è andata».
Eppure siete arrivati a due possessi di distanza e con un buon grappolo di secondi sul cronometro per provare a sorprendere l’Armani. In quel lasso di tempo, però, sono arrivati due falli che in un certo senso hanno spento l’ultima fiammella anche per la precisione glaciale di Bremer…
«Sinceramente posso dire che in quel preciso momento della partita, il nostro intento era quello di cercare di rubare palla. Purtroppo queste sono delle situazioni in cui non sempre succede quello che prepari o quello che hai in mente di fare in quel preciso istante. Bisogna anche capire che a decidere le sorti dell’incontro ci sono anche gli avversari e gli arbitri».
Momento, quest’ultimo, a cui siete arrivati grazie alla difesa a zona. Te lo aspettavi?



«Era l’unico modo per fronteggiare alla pari una squadra che fisicamente aveva la possibilità di dominarci praticamente in ogni ruolo. In questo modo non davamo punti di riferimento al loro attacco e la nostra mobilità ha fatto la differenza».

Nonostante la sconfitta, cosa vi lascia nel vostro bagaglio la sconfitta a Milano?

«Ci lascia la convinzione che ogni partita ci ha lasciato in passato e cioè quella di continuare a lottare contro tutte le squadre e contro tutti gli acciacchi e infortuni che purtroppo ogni settimana capitano».
E quale il messaggio, che secondo te arriva agli altri, intesi come avversari?
«Penso che a parte la gara contro Cantù sta lasciando sempre lo stesso messaggio dall’inizio dell’anno: essere una squadra capace di trovare sempre l’energia per competere contro tutti e per tirarsi fuori da momenti o da situazioni difficili.
In alcuni momenti, invece, sembrano siano mancate alcune triple pesantissime di Righetti che invece in altre partite hanno fatto al differenza. Tu che lo conosci benissimo come spieghi questo mancato feeling improvviso con il canestro?
«Io ed Alex abbiamo quasi lo stesso ruolo e garantisco che all’interno di una stagione è fisiologico che ci siano dei periodi in cui si segna di più e altri in cui si segna di meno. L’importante per un tiratore è di non perdere mai la fiducia e la convinzione di fare canestro ogni volta che alzi il braccio».

E dopo il terzo quarto di Bell ti aspettavi un quarto periodo sotto il par?

«La squadra ha avuto dei momenti positivi e negativi all’interno della partita e sicuramente anche lui ha risentito dell’andamento della squadra e ha tirato con più convinzione anche lui nel secondo tempo rispetto al primo».
Ed ora all’orizzonte subito la sfida contro Roma, cosa ti aspetti?
«Di vincere con tutte le nostre forze queste due partite. Ormai è davvero troppo tempo che non festeggiamo una vittoria davanti ai nostri tifosi».


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