Arriva la Montepaschi: Caserta sogna il bis



Collins fu protagonista all'andata

Profilo basso e lavorare. Questo è stato il segreto della sfida d’andata al PalaEstra di Siena. Pensare che battere i campioni in carica fosse un qualcosa di impensabile ancor di più con una squadra che quanto a panchina lunga e talento non era nemmeno paragonabile a quella del Ct della nazionale azzurra. Pensare che quella senese doveva essere solo una tappa di trasferimento verso la più abbordabile e significativa partita contro Casale Monferrato; solo un match in cui limitare i danni e verificare a poche settimane dall’inizio della stagione la tenuta prima di tutto mentale anziché tecnica dei bianconeri. Ed invece quella che doveva essere una sorta di carneficina è stato il primo segnale indelebile di una stagione che allo stato attuale ha regalato altri ‘cammei’ che non si dimenticheranno facilmente all’ombra della Reggia, vedi ad esempio Milano o la vittoria a Roma. Non un qualcosa di nuovo per i tifosi casertani che avevano già assaggiato il dolcissimo sapore di battere la capolista e dominatrice assoluta di questo campionato negli ultimi cinque anni. Un sapore che tutti gli aficionados pensavano e speravano di poter riprovare proprio in quella che sarà la prossima sfida della Juve, ovvero quando il palcoscenico generale sarà quel Palamaggiò che tanto si fece sentire lo scorso anno dando la spinta decisiva per il successo bianconero. Certo nessuno si aspettava di poter rivivere quelle emozioni dopo una sola partita di campionato (vinta all’ultimo secondo con due liberi di Rose ndr), dopo una settimana di riposo ed in generale una squadra che era ancora sulla via della conoscenza dei suoi veri mezzi tecnici. Nessuno poteva immaginare, se non il drappello munito di bandiere, vessilli e voce altisonante, che incuranti delle distanze, ma soprattutto dell’elevatissima possibilità di sconfitta – tanto per usare un eufemismo – erano presenti in terra senese per assistere ed assaporare dal vivo (la sfida era seguita anche in diretta tv ndr) un gusto ancora più dolce e delicato: battere a domicilio Pianigiani ed una ciurma biancoverde in difficoltà ed attaccata da tutti i lati dai ‘pirati’ di Terra di Lavoro. A dire il vero l’arrembaggio decisivo è arrivato nel terzo periodo quando Smith trasformò un primo tempo incolore, in venti minuti di studio degli avversari prima di iniziare lo show personale. Un terzo quarto di una parte delle bombe di Collins, dei 15 rimbalzi e dei 15 punti di Stipanovic tra le mani di Andersen e Stonerook e che fecero da apripista ad un finale senza eguali per il secondo successo in assoluto nelle sette apparizioni di questo particolare confronto. Il secondo dopo, ovviamente, quello precedentemente accennato ed arrivato nel girone di ritorno della stagione scorsa, quando tra incredulità e felicità immensa, a Pezza delle Noci il tabellone luminoso (preso d’assalto da macchinette digitali e fotocamere di cellulari, cosi come quello dell’impianto senese, pronte ad immortalare un momento se non storico, ma quasi ndr) indicava il punteggio finale di 89:84 arrivato dopo un altro terzo periodo d’autore della versione successiva alla Juve dei sogni e che tutti ricorderanno come la squadra arrivata ad un passo dalla finale scudetto. A dire il vero le vittorie sarebbero potute essere anche tre e quindi far diventare l’attuale bilancio meno pesante di quanto non dica il 5-2, se nella stessa stagione Caserta non fosse uscita sconfitta dal PalaEstra dopo aver battagliato e a tratti condotto, ma impossibilitata a far fronte ai fischi arbitrali a protezione di un Lavrinovic che in mezzo a quell’area fece il brutto ed il cattivo tempo con 33 punti ed un’immunità cestistica riservatagli quasi simile a quella parlamentare. Trattamento che portò in sala stampa un Sacripanti al limite del furibondo per la sconfitta e quanto accaduto sul parquet. ‘Con i se e con i ma, la storia non si fa’, recita un vecchio proverbio ed allora la carta ed il conto delle vittorie e delle sconfitte, dice che tranne la scorsa annata, tra le due squadre non c’è mai stata storia. Non c’è stata storia nel primo anno del ritorno nel Gotha del basket italiano (66:73 all’andata e 91:75 al ritorno), cosi come non c’è mai stata storia nella stagione del secondo posto, quella della semifinale scudetto con Milano, ma anche della doppia e netta sconfitte con Siena: 100:75 (22 di Lavrinovic e 21 di capitan Di Bella), 57:98 al ritorno con trentello di Sato. Però è da questi risultati chela Juvedeve ripartire. Dalle sconfitte sonanti e non dalle vittorie festose. E’ dalle sconfitte e dal profilo basso che i bianconeri devono provare a scrivere una pagina importante di storia: doppio successo contro la squadra campione in carica. Impossibile o impensabile? Provate a chiederlo a chi è uscito con il successo tra le mani nel match di andata.




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