Grande con le grandi, piccola con le piccole: forse un commento banale, tuttavia adatto a descrivere la Juvecaserta degli ultimi tempi, la squadra che a Cremona non ha saputo dettare il suo ritmo, soprattutto in attacco, dove ha avuto grosse difficoltà. I 70 faticatissimi punti realizzati dal team bianconero cozzano con la ben più alta media stagionale di 78 punti a serata. Insomma, al PalaRadi si è vista la copia decisamente sbiadita della bella Caserta ammirata contro Milano prima e Roma poi. La mancanza di un’alternativa in regia ad Andre Collins si è notata: Rose (3 palle perse in soli 17 minuti giocati) non è un playmaker ed a portar palla avanti fa grossa fatica, il giovane e volenteroso Marzaioli è troppo acerbo per il palcoscenico della serie A. Tale situazione di precarietà in cabina di regia ha generato enorme insicurezza in tutto il team bianconero che alla fine ha dovuto registrare ben 20 palle perse: praticamente una ogni due minuti giocati. La Juve è andata notevolmente al di sotto delle medie stagionali anche al tiro: da oltre l’arco dei sei metri e settantacinque Simth e soci hanno realizzato il 30% delle conclusioni tentate (6/20) a fronte di un migliore 34% in stagione, mentre da due la percentuale è stata del 48,6%, quando solitamente i casertani concludono con il 56%. La Juve, in serata opaca, non è riuscita ad approfittare delle tante sbavature di una squadra avversaria non a caso ultima in classifica. Cremona, infatti, non ha certo brillato, tirando dalla linea della carità addirittura con il 50% (10/20) e perdendo la lotta a rimbalzo: 34-37 in favore dei campani. Insomma, senza regalare 20 possessi ai lombardi, gli uomini di Sacripanti l’avrebbero potuta vincere a mani basse, ma torniamo sul problema del playmaker. Senza voler drammatizzare e ricordando quello che la Pepsi ha fatto sin d’ora, desta comunque preoccupazione notare come il team caro al presidente Gervasio rischi di soccombere quando il suo unico vero regista non è al top.
Pio Carfora
