Righetti e il sogno Final Eight



Alex Righetti

Applausi. Questo è stato l’unico suono che si è udito al Pala Tiziano, quando la sagoma di Alex Righetti è apparsa sul parquet per il riscaldamento prima e presentazione poi. Applausi per un giocatore che nella capitale c’ha lasciato il suo cuore personale, ma che ne ha conquistati e spezzati tanti durante le sue sette stagioni in maglia giallorossa ed al momento della decisione di andare via per altre destinazioni. Qualche applauso, però, si è anche tramutato in un piccolo fischio in corso d’opera. Qualche piccolo fischio, che dai posti a sedere dell’impianto di Viale Tiziano, si è alzato a seguito di quanto l’ex di turno (l’altro in casacca bianconera era Marko Tusek ugualmente applaudito ed acclamato dai tifosi capitolini ndr) stava facendo in campo proprio contro la ‘sua’ Roma. Alla fine Alex Righetti ne uscito da Mvp. Ne è uscito da dominatore di una partita che negli ultimi tre minuti dell’ultimo quarto ha visto l’ala riminese di nascita, prendersi in mano non solo la squadra, ma la maggior parte delle responsabilità offensive della truppa di coach Sacripanti.

«Questa è una città dove ho lasciato il cuore – ha commentato lo stesso Righetti sul suo ritorno e prestazione di altissimo livello contro la Virtus Roma – c’ho giocato per sette anni, ho avuto tante soddisfazioni e quindi mi ha fatto piacere ricevere degli applausi, anche se poi in corso è arrivato anche qualche fischio».



Mettendo da parte per un attimo le questioni personali e sentimentali nel ritornare nella Roma che ti ha visto protagonista per tanti anni, quella di sabato è stata una vittoria importantissima per la Juve.

«Non c’è nessun dubbio, anche perché Roma è una buonissima squadra e per di più venivano da una vittoria importante non solo dal punto di vista del risultato, ma anche del gioco, contro la Bennet Cantù. Di sicuro è stata una partita che non abbiamo iniziato bene dal punto di vista dell’intensità, eravamo troppo sotto ritmo ed abbiamo concesso tantissimo sia negli uno contro uno che a rimbalzo. Però siamo riusciti comunque nel nostro intento e mantenere vivo il nostro piano partita, ovvero restare attaccati fino alla fine per poi provare l’attacco e la volata conclusiva. La situazione che si è venuta a creare, poi, è stata perfetta. Essere arrivati sotto solo di sei punti nell’ultimo periodo, dopo aver toccato anche il -15, è stato determinante per provare a giocarci tutte le nostre carte nel finale di gara. Un quarto periodo dove ogni volta abbiamo aggiustato qualcosa in più e cosi minuti dopo minuto siamo riusciti a portare a casa la vittoria».

Insomma una partita dalle due facce. Una Juve stile Dottor Jekyll e Mister Hyde. Cosa è cambiato?

«Abbiamo iniziato a difendere. Abbiamo iniziato a mettere intensità in quello che facevamo prima di tutto nella nostra metà campo. Quando poi giochi bene in difesa il resto, ovvero la fase offensiva, viene di conseguenza e con molta più calma e lucidità. Ad ogni palla recuperata o buona difesa, siamo andati dall’altra parte giocando il nostro basket, prendendoci i nostri tiri aperti e costruiti di squadra e poi alla fine sono anche entrati che ha fatto tutta la differenza di questo mondo».

Con quelli portati a casa dalla capitale, il computo totale e la classifica dice 10 punti e quota salvezza che si allontana sempre di più già da ora. Dopo questo successo un pensierino, magari, alle Final Eight?

«Chiaro che ci pensiamo, ma per adesso sono ancora un tantino lontane per fare programmi. Quello che ci interessa è non guardare troppo oltre dalla prossima partita e dal prossimo impegno. Il nostro obiettivo deve essere quello di pensare settimana dopo settimana, partita dopo partita e poi si vedrà».


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