La terza sconfitta fa riflettere la Juve



Doornekamp marca Lighty

Se è vero che ‘vincere aiuta a vincere’, dovrebbe essere uguale l’assioma al contrario. Non è una forzatura ne una critica accesa nei riguardi di una Juve che torna a casa con la terza sconfitta consecutiva. Cedere al Pianella ci sta (basti pensare ad Avellino che, la settimana prima, era uscita con le ossa rotte dalla partita contro la banda di Trinchieri), era stato messo anche velatamente in preventivo e gli aspetti positivi, di certo, non sono mancati anche in questa occasione. E’ vero, la Juve ha giocato nuovamente un’onestissima partita contro una squadra di caratura superiore che aveva anche il non trascurabile vantaggio del fattore campo (li veramente si sente e si vive sulla pelle). Ma, alla fine della giostra, alla Juve restano i complimenti ma i punti vanno nello score canturino. Trinchieri deve ringraziare, soprattutto i vecchietti terribili Mazzarino e Basile, sono loro i principali artefici del successo insieme allo spilungone georgiano Shermadini (fin quando i falli non l’hanno tirato fuori dalla contesa). La Bennet non è sembrata una macchina da guerra come lo scorso anno, sicuramente il doppio impegno continentale (tra l’altro in piena corsa per le Top Sixteen di Eurolega), incide e non poco nell’economia delle risorse energetiche della compagine della presidentessa Cremascoli. Va detto anche che, nel secondo periodo, Scekic è stato costretto all’uscita per un brutto colpo al ginocchio. Ed, allora, ecco emergere il talento della vecchia guardia (preziosi anche i rimbalzi offensivi e la presenza nel verniciato di Marconato) che hanno avuto la meglio su una Juve, nuovamente, arrivata col fiato corto nelle battute decisive. Purtroppo se la panchina non fa rifiatare bene i titolari, è questa la logica conseguenza. Ma la panchina, specie nel secondo periodo, aveva dato tanto con i vari Doornekamp, Righetti e Tusek a tirare avanti la carretta. I problemi, stavolta, sono arrivati dallo starting five se è vero che Collins, Smith e Fletcher hanno giocato, contemporaneamente, la loro peggiore partita della stagione. Ma, vuoi o non vuoi, sono loro che devono stare in campo nei momenti cruciali. Non è un caso se il solo Righetti c’era nel momento in cui la partita si è decisa (l’unico vero errore ascrivibile a Sacripanti è il troppo utilizzo di Smith, ma come dargli torto visto che Tusek aveva finito la benzina e  Doornekamp era visibilmente calato alla distanza). Segnali incoraggianti, invece, sono arrivati dalla guardia Rose: è un giocatore che deve necessariamente stare bene fisicamente per poter dare il suo contributo. Non ha un tiro affidabile da fuori, quindi deve costruire tutto sull’1vs1. Al Pianella è andato benone, ha preso delle buonissime penetrazioni, ha accelerato quando necessitava e sta crescendo.
Una menzione a parte va fatta per Diego Ciorciari: se non è una bocciatura quella di domenica, poco ci manca. E’ ancora un corpo distante dal resto del gruppo: ha dimostrato di poter giocare solo ad una marcia (quella altissima) mentre fatica con la difesa schierata. Che fosse uno che tira pochissimo lo si sapeva, ma in questo contesto si deve, per forza, prendere qualche conclusione altrimenti si limita a fare ‘sponda’ in attacco.
Ultima nota a margine va fatta sull’arbitraggio: premesso che i brianzoli hanno meritato di vincere, ma la direzione di gara è piaciuta veramente poco. Se Provini aveva il fischio facile pro Caserta, stesso discorso va fatto per Chiari dall’altro lato (e la cosa non stupisce visto che, è un caso o no, ma il fischietto brizzolato contro Caserta ne combina sempre parecchie), ma quello decisivo è partito dalla bocca di Sahin (l’assurdo antisportivo a Smith). Ribadendo e tenendo sempre chiara la premessa, ma gli arbitri dovrebbero riuscire a non farsi condizionare troppo dall’ambiente ed essere equi nelle valutazioni, non fischiare come vaporiere cose decisamente incomprensibili. Ora bisogna resettare il cervello e concentrarsi solo ed esclusivamente alla nuova mission impossible di domenica, in casa, contro l’Armani Milano del ‘fenomeno’ Gallinari. I milanesi, sinceramente, non stanno certo impressionando, ma con quel roster a disposizione, dire che partono coi favori del pronostico, sarebbe un eufemismo.
  




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