Rose scalda Caserta: “Sta nascendo un bel gruppo”



Rose in azione

E’ stato l’ultimo arrivato. L’ultimo ovviamente non tenendo conto di chi per buone ragioni arriverà alla fine del mese, o quasi, dopo aver disputato il torneo di qualificazione olimpica con la maglia ed i colori del Canada. Ad onor del vero non doveva nemmeno esservi questo ritardo, ma lo zampino sull’arrivo di Weyinmi Rose non nel giorno stabilito, ce l’ha messo anche madre natura. Irene. Questo il nome dell’uragano che ha messo in allerta gli States e New York, città natale e di origine della guardia bianconera, anche se l’ex Ventspils si trovava a Miami e quindi lontano dal suo raggio d’azione. Le precauzioni, però, in questi casi non sono mai troppe, cosi come le preoccupazioni per i cari e gli affetti nella Grande Mela e quindi il risultato è stato un aereo che è partito ed arrivato a destinazione con un giorno e mezzo di ritardo. Un ritardo, però, che lo staff tecnico non ha certamente avuto il tempo di accusare, dal momento che l’esterno anche della nazionale jamaicana, si è subito messo a completa disposizione di Mimmo Papa e dello stesso Sacripanti anche facendo qualche piccolo lavoro extra rispetto ai compagni che in termini di vantaggio avevano solo un paio di giorni in più nelle gambe. Ma parte fisica e basket a parte, la sua personale presenza a Caserta ha dato il modo di capire e di far capire a tutti gli aficionados di Terra di Lavoro, una delle curiosità legate a questo giocatore che in fase di mercato era stato presentato come Efejuku. Tutti lo avevano cercato su internet con questo nome. Tutti avevano iniziato a far le prove generali per evitare di pronunciare lo stesso cognome nella maniera sbagliata, ma ecco che il giocatore ha messo tutti d’accordo dopo la decisione da parte della Corte dello Stato di New York di concedergli la possibilità di modificare i propri connotati, anche se solo nel cognome. Non più Weyinmi Efejuku, ma Weyinmi Rose. Un cambiamento che ha suscitato non poche curiosità, un cambiamento che forse ha fatto pensare a qualche colpo di testa, ma alla fine il talento uscito da Providence University ha, ancora una volta, messo tutti d’accordo sulla ragione, nobilissima, della propria decisione: «Rose è il cognome di mio nonno – ha esordito la nuova guardia casertana -. Per la precisione il padre di mia mamma. Nella sua famiglia c’erano solo donne che in seguito al matrimonio hanno logicamente perso il cognome e quindi si rischiava di non avere più Rose inteso come suoi discendenti diretti. Cosi un giorno mentre ne parlavamo gli promisi, prima che morisse, che avrei cambiato il mio per evitare che poi in futuro non ci fossero più Rose appartenenti alla nostra famiglia».

Insomma un gesto, piccolo, che dimostra anche quello che è il lato umano di uno dei nuovi protagonisti della prossima stagione bianconera. Certo quando tutto inizierà a contare principalmente sarà quello cestistico e quello che lo stesso Rose farà sui ventotto metri di campo, ma conoscere i vari componenti della Juve fa sempre bene. Il lato sportivo, però, non è certo stato messo da parte ed allora l’ex Providence ha poi commentato cosi i suoi primi giorni di lavoro all’ombra della Reggia: «Stiamo lavorando duro. Mi sento bene non ho problemi e spero di continuare su questa strada. I miei compagni di squadra? Ottimi. Sono tutti dei bravissimi ragazzi, tutti molto socievoli e pronti a farsi anche qualche risata. Stiamo cercando di fare gruppo ed imparare a conoscerci l’uno con l’altro sia in campo che fuori nella maniera più veloce possibile».
Chiaro e preciso su quello che sta affrontando al momento, ma non chiedetegli cosi si aspetta dalla prossima stagione, perché non è certo un tipo che si sbilancia o fa grandi proclami. Vola basso, dunque, anche perché quello italiano è un terreno di cui non ha mai sentito parlare cosi come afferma lui stesso: «E’ difficile fare previsioni quando non si conosce il campionato che si sta per affrontare. Al momento non ho idea di quelle che potrebbero essere le aspettative o la forza delle altre squadre. Al momento pensiamo solo a noi e al lavoro che stiamo facendo, poi penseremo agli altri. Stesso discorso vale dal punto di vista delle aspettative personali. Al momento non so cosa aspettarmi. Spero solo di giocare come so e al meglio possibile».



Domenico Pezzella


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