Pepsi: ecco l’analisi del fallimento



Stagione nera per la Pepsi

Fallimento e delusione. Ero stato buon profeta quando a inizio stagione avevo pronosticato questo ciclo finito. Caserta ha le polveri bagnate e ha perso pezzi per strada che ne minano adesso anche il futuro. La crepa aperta dalla crisi di risultati in campionato, con l’uscita di scena (apparente) del patron Caputo, la rinascita in coppa e il deludente epilogo nella regular season sono solo dettagli, tutto da rifare adesso. Nato questo nuovo (fantomatico) consorzio che dovrà cercare almeno di garantire la categoria e il blocco delle retrocessioni potrebbe anche far comodo, semmai la Juve riuscirà ad iscriversi.
Tutto iniziato storto, con il mercato che portava Antonello Riva come gm, e le sue scelte risultavano sbagliate. Sarà lui il primo partente della futura ed eventuale nuova Juve? Staremo a vedere, anche se comunque dovrebbe essere in pratica smantellata mezza squadra. Del suo operato si salva solo Colussi, a mio giudizio rookie dell’anno in serie A tra gli italiani, il resto è un susseguirsi di delusioni. Dalla preparazione farraginosa e contraddistinta dagli infortuni e dall’attesa di un lungo che sarà poi Olumide, che non arriverà nenache al campionato. Garri, venuto a Caserta per sostituire Michelori e incapace di giocare ai suoi livelli ed emblematicamente nel ritorno al Palalottomatica i supporter della Virtus incitavano Sacripanti a metterlo in campo, tanto era il suo rendimento…
Juve come “2 face” di Batman, affidata troppo spesso al caso e mai alla concretezza. Cinque sconfitte all’avvio, partite che forse potevano essere vinte, ma che giustamente sono state perse. L’arrivo tardivo di Williams, forse la scossa dell’addio di Caputo, la prima, miracolosa, impresa a Samara, sono state le chiavi che hanno dato un senso all’annata, contraddistinta da tantissimi tiri da tre presi e sbagliati, poca intensità e continuità in difesa, poco ragionamenti e tante forzature.
Caserta non vince con le grandi, e traborda con le medie formazioni, che faranno 2-0 negli scontri diretti e la estrometteranno dai playoff e non a torto. Si salva la Pepsi solo grazie ai 4 successi con Montegranaro e Brindisi e alla gara in casa con Teramo, le gare topiche per costruire quantomeno la salvezza. Nel mezzo ci passa la vittoria, tanto decantata, contro Siena, che era molto, troppo incerottata, per potersi dire la squadra marziana che conosciamo e la cavalcata in Eurocup, con tanti rimpianti. MAgari nella prima fase si è fatto il possibile, con Berlino che era una spanna su (ma forse il mio collega di Treviso non la penserà così), ma nella seconda fase la Juve perde la possibilità di una storica Final Four per uno sciagurato terzo quarto contro l’Estudiantes, quando sopra di 10, prende qualcosa come 0-24 di break e si ritrova ad affrontare Kazan, per la terza trasferta russa di stagione (preliminare eurolega stancante e perso col Khimki Mosca, prima fase con straordinaria vittoria a Samara e ora Unics). Doppia sconfitta, ma almeno è salvato l’onore, ma magra consolazione di un’opaca stagione, conclusasi con un altro 0-5 così come si era iniziato…
Già, abbiamo citato i terzi quarti…Non so quante volte avrò scritto del rientro pigro di questa squadra dagli spogliatoi, di partite rivoltate e fatte girare come le pizze dei fornai più esperti della zona. partite buttate, parziali e inerzie concesse, luce che si spegne. Qualcosa è mancato, in termini di quelli che gli argentini chiamano “garra”. Solo Di Bella a volte ha preso nelle sue mani la squadra e ha dimostrato di avere attributi e volontà di non cedere mai un millimetro.
Già, perchè sul campo ci scendevano spesso gli americani, che, critiche o meno della carta stampata, post su twitter facebook e quant’altro, alla fine non hanno mantenuto le attese. Williams forse è l’unico che, dopo un (lungo) periodo di adattamento, ha regalato alla causa punti, rimbalzi, presenza da qual post basso su cui ha battagliato sempre. Per lui però sull’altro piatto della bilancia ci sono le infinite serie di liberi sbagliati, i tanti falli subiti, e quello spirito patriottico di difesa di alcuni compagni criticati. Parole giuste, ci mancherebbe, ma che per l’unico totem di riferimento hanno destabilizzato l’ambiente. Jumaine Jones ha giocato a tratti. Le cifre dicono il contrario, ma sono stati tanti i flash che ne hanno segnato il campionato. Personalmente è il talento più forte cche abbia visto in Italia, ma come emblematica è stata la già citata gara di Roma, solo in alcuni frangenti ha dimostrato la classe NBA che lo contraddistingue. Sarebbe bello, almeno come speranza, rimanesse e desse qualcosa alla causa l’anno prossimo. Ma i social network prima e alcuni (ingenerosi nei suoi confronti) fischi nell’ultima di campionato tendono a far allontanare il nativo di Cocoa. Ere, il “bombarolo”, che spesso ha sparato a salve, spesso ha segnato solo in garbage time, ma l’unico che non ha mai esitato quando bisognava cercare un capro espiatorio. Ha agito con istintività e coraggio, senza nascondersi sotto le foglie, ma non è continuo e il suo tempo sembra finito. Di Doornekamp, ministro della difesa solo in coppa (purtroppo) e Martin, mai utilizzato a regime, è meglio non parlare. C’è poi lui: Timothy Bowers. Personalmente dall’infortunio della scorsa stagione a Roma nel girone di andata non si era mai ripreso. Il cambio delle linee da tre gli ha tolto pericolosità da fuori (meno di 10 triple in stagione), la sua voglia lo spinge a penetrare ma dopo aver preso qualche stoppata di troppo ha inizio solo un continuo penetra e scarica, diventando l’oggetto preferito delle difese avversarie. Senza mai prendersi responsabilità, attento a fare il compitino (e anche sbagliandolo) a tratti aleggiava sul campo. Croce o delizia, sta dai punti di vista, è stato giustamente fischiato per le sue prestazioni ( e ha reagito in modo provocatorio) ma aberrante la reazione di alcuni tifosi che lo hanno insultato e preso da parte al termine della terz’ultima con Milano, comportamento da evitare. Gli altri sono stati nella mediocrità, con l’eccezione di Garri.
Sacripanti ha avuto polso fermo è rimasto in panca quando già si pensava a un successore. Ha fatto il suo lavoro con grane puntualità. A meno di miracoli, se dovesse partire il nuovo progetto e avesse basi “adeguate” lui sarà ancora il coach. le sue soddisfazioni se le è prese, sta di fatto che non ha avuto a disposizione mezzi migliori per poter affrontare un campionato in cui gli episodi l’hanno fatta da padrone e dove “con un pizzico di fortuna in più) si potevano centrare Eurocup finals e playoff. Peccato, ma a lui va un 8 di pura stima.

La società adesso ha lanciato la sfida prima a Caserta città e poi alla nuova squadra, per un futuro che speriamo possa essere roseo. Ci vogliono certezze, non solo parole. Nel egno del capitano quest’anno è stata la fine di un ciclo, che l’anno passato ci vedeva qualificati in Eurolega dopo una semifinale con Milano e che ora, dopo la sconfitta sempre contro le scarpette rosse, ha visto tutti tirare un sospiro di sollievo per la matematica salvezza. Arrivederci Juve, al prossimo anno…




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