L’EDITORIALE. Un giorno all’improvviso Santa Maria Capua Vetere rimase orfana del suo Gladiator



Il portone del Piccirillo chiuso, emblema dell'attualità neroazzurra
Il portone del Piccirillo chiuso, emblema dell’attualità neroazzurra

SANTA MARIA CAPUA VETERE – In una domenica di metà primavera Santa Maria Capua Vetere si è ritrovata senza calcio, senza il suo amato Gladiator. All’improvviso, quando nessuno se l’aspettava, l’oramai ex presidente Ciro Ongari ha ceduto il titolo dello storico club neroazzurro ad una cordata di imprenditori di Casal di Principe. Stretta di mano e passaggio di consegne avvenuto in pochi attimi, dopo che le due parti si sono accordate sulla cifra della cessione. “Ore 19 del 29 maggio 2016. Addio Gladiator”. In pochi minuti la notizia ha catalizzato l’attenzione sul web e nelle strade della città del Foro, provocando la contestazione rabbiosa dei tifosi. Una pugnalata troppo forte per quanti amano il Gladiator ed in 92 anni di storia hanno macinato chilometri, pur di assistere alle partite e non far sentire solo il gladiatore.

Stamattina Santa Maria Capua Vetere si è svegliata senza calcio. Non tanti coloro che hanno dedicato un pensiero a quanto accaduto. La maggior parte dei cittadini è impegnata nella campagna elettorale e non ha tempo per pensare alla creatura sportiva locale. C’è da conquistare voti, convincere gente, con proposte, promesse che, chissà, se verranno mantenute. Tra i programmi dei sette candidati alla carica di sindaco, nessuno ha pensato allo sport, nessuno ha pensato al Gladiator, nessuno ha pensato al fatiscente Piccirillo. Niente di niente. Indifferenza totale verso un argomento da cui la gente si vuole allontanare, senza capire umilmente che il Gladiator fa parte della storia di questa città, che lo sport è un bene da preservare sia per la gioventù quanto per gli adulti. Questi discorsi non hanno sfiorato minimamente il cervello di chi si candida ad amministrare Santa Maria Capua Vetere. In questa indifferenza è scomparso il Gladiator.



Ma davvero una città come Santa Maria Capua Vetere può rimanere senza calcio? Ma davvero la città dell’Anfiteatro da cui è partita la rivolta degli schiavi, capeggiata da Spartaco, non si ribellerà al colpo inferto? Il calcio non può e non deve scomparire, ma bisogna dare un taglio al passato. Basta con persone che pensano al calcio solo come investimento economico. Basta con persone che vogliono solo accrescere i propri conti in banca, senza avere alcuna passione ma guidati esclusivamente dallo scopo di lucrare sulla maglia neroazzurra. Basta con persone che intascano i soldi dai giovani calciatori, pur di farli debuttare in Eccellenza. Basta con persone che fanno acquistare calciatori ma che lucrano sul loro rimborso a fine mese. Se il calcio deve continuare ad essere questo, allora è meglio che il Gladiator resti fermo per qualche anno. Che la gente senta nel proprio cuore la nostalgia per un’epoca andata, che forse non ritornerà più. Ma se il Gladiator deve tornare ad esistere, che sia frutto di un progetto serio, ambizioso, fatto di persone che ci tengano al team neroazzurro più che alla propria famiglia e che puntino quanto prima al restyling di una struttura obsoleta come il Mario Piccirillo. In quel caso il Gladiator potrà risorgere e tornare ad essere quel sodalizio dal nome unico nella sua specie, che tutte le società vorrebbero avere.


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