Per chi ama il ciclismo, giugno vuol dire una cosa: Giro del Delfinato. Una corsa che, tappa dopo tappa, ha saputo costruirsi una reputazione solida come le montagne che affronta. Non sarà il Tour de France, ma è il suo gemello minore, il suo banco di prova, il termometro della forma dei big. Un test che vale più di mille parole, più di mille chilometri. E l’edizione 2025, appena conclusa, ne è la conferma perfetta.
Una storia iniziata nel 1947
Il Critérium du Dauphiné nacque nel dopoguerra, quando la voglia di ricominciare passava anche dalle due ruote. Organizzata inizialmente dal quotidiano Le Dauphiné Libéré, la corsa doveva promuovere il giornale e la regione. Ma ben presto andò oltre le aspettative: attirò i migliori corridori del mondo, diventò una prova di prestigio, un laboratorio per testare strategie e gambe in vista del Tour.
Da allora, ogni giugno, tra le Alpi francesi e le vallate della regione Auvergne-Rhône-Alpes, si disputa una delle gare più affascinanti e impegnative del calendario ciclistico.
L’edizione 2025: un tracciato per uomini veri
Quest’anno la corsa si è disputata dall’8 al 15 giugno e ha regalato otto giornate di grande ciclismo. Partenza da Domérat, centro poco noto nel cuore della Francia, e arrivo in quota al maestoso Plateau du Mont-Cenis, a oltre 2.000 metri d’altitudine, a un passo dal confine italiano.
Ecco una sintesi delle otto tappe:
- Domérat – Montluçon (195,8 km): Subito spettacolo, con Tadej Pogačar che mette le cose in chiaro e vince allo sprint dopo una giornata movimentata.
- Prémilhat – Issoire: Tocca al nostro Jonathan Milan, che si impone con una volata potente.
- Brioude – Charantonnay: Colpo a sorpresa di Iván Romeo, giovane promessa spagnola.
- Saint-Péray – Charmes-sur-Rhône (cronometro di 17,4 km): Qui si rivede il miglior Remco Evenepoel, che domina la prova contro il tempo.
- Saint-Priest – Mâcon: Una giornata veloce vinta da Jake Stewart.
- Valserhône – Combloux: Di nuovo Pogačar, che danza sui pedali e conquista la vetta.
- Grand-Aigueblanche – Valmeinier 1800: Il fuoriclasse sloveno cala il tris.
- Val-d’Arc – Plateau du Mont-Cenis (133,3 km): Trionfa Lenny Martinez, ma la classifica è già decisa.
Il percorso è stato studiato con intelligenza: una cronometro breve ma decisiva, tre arrivi in salita, tappe vallonate e qualche occasione per i velocisti. Un mix perfetto per testare le gambe e la strategia.
Il trionfo (annunciato) di Tadej Pogačar
Difficile trovare le parole giuste per descrivere la superiorità mostrata da Tadej Pogačar. Dopo aver vinto già nella tappa d’apertura, ha gestito la corsa con lucidità, senza mai perdere il controllo della situazione. Le sue vittorie a Combloux e a Valmeinier sono state autentiche prove di forza: accelerazioni da fermare il tempo, rivali lasciati sul posto.
Ha chiuso la corsa in 29 ore, 19 minuti e 46 secondi, con 58 secondi di vantaggio su Jonas Vingegaard. Sul terzo gradino del podio il tedesco Florian Lipowitz, a 2 minuti e 38. Per Pogačar è la 99ª vittoria in carriera. La centesima? La vuole celebrare al Tour, e non è difficile immaginare in quale tappa…
Le altre maglie: volti nuovi e conferme
Oltre alla maglia gialla, ecco gli altri protagonisti dell’edizione 2025:
- Maglia verde (classifica a punti): ancora Tadej Pogačar, che si prende tutto.
- Maglia a pois (miglior scalatore): il francese Bruno Armirail, sempre in fuga.
- Maglia bianca (miglior giovane): Florian Lipowitz, la rivelazione della corsa.
Dietro ai grandi nomi, si muove un’intera generazione di giovani talenti. La sensazione è che il ricambio stia arrivando, ma per ora i veterani dominano ancora. Intanto, mentre le tappe scorrono in TV o in streaming, i fan si dividono tra classifiche, scommesse sportive e pause relax su qualche app di casinò mobile, confermando quanto ormai l’esperienza sportiva sia diventata multicanale e sempre più interattiva.
Un cambio di nome storico: dal Delfinato alla regione
Durante la presentazione della tappa finale è arrivato l’annuncio ufficiale: dal 2026, il Giro del Delfinato cambierà nome e si chiamerà Tour Auvergne-Rhône-Alpes. La decisione è stata presa in accordo tra ASO, l’organizzatore, e il consiglio regionale, che da anni sostiene economicamente l’evento.
Il motivo? Semplice: rafforzare l’identità territoriale della corsa. Il nome “Delfinato” è ormai legato a un’entità storica, mentre Auvergne-Rhône-Alpes è oggi una delle regioni più importanti di Francia, crocevia del ciclismo europeo. Il cambio non intaccherà l’essenza della gara: stessi percorsi, stessi obiettivi, stesso fascino. Ma con un’identità più moderna e coerente con la geografia attuale.
Un arrivederci che profuma di Tour
Il Giro del Delfinato 2025 ci lascia tanti spunti: la superiorità di Pogačar, le risposte solide di Vingegaard, la crescita dei giovani. Ma soprattutto, ci lascia con l’idea che il ciclismo è in ottima salute. E se questa era solo la prova generale, allora il Tour de France promette fuochi d’artificio.
Intanto, salutiamo una corsa che ha fatto la storia. E accogliamo a braccia aperte il suo nuovo nome, certi che continuerà a regalarci emozioni. Perché il ciclismo cambia, ma le grandi salite — quelle che fanno male alle gambe e bene al cuore — restano sempre le stesse.








