Una mazzata. Il Gladiator esce con le ossa rotte dal testacoda di Matera e vede affievolirsi ad un lumicino le speranze di salvezza. Dal primo all’ultimo istante la capolista lucana ha inscenato un tiro al bersaglio continuo e costante, gonfiando la rete in sei circostanze ma che potevano essere di più, qualora il centravanti Dos Santos non si fosse reso protagonista di errori grossolani davanti alla porta protetta da Munao. Con sei reti sul groppone, i neroazzurri se ne sono tornati mestamente nelle proprie case, dopo aver ricevuto una lezione, dura da digerire sia sul piano della prestazione che del morale. Ma in effetti cosa ci si poteva aspettare di più da una gara in cui la corazzata messa in piedi dal facoltoso patron Saverio Columella affrontava l’ultima della classe, la cenerentola del girone che veniva da una settimana caratterizzata dallo sciopero dei calciatori. Logicamente, la condizione fisica alquanto inadeguata ha influito tantissimo nel confronto contro atleti che, dal momento in cui si sono inchiodati al trono, hanno trovato il feeling con la tanto osannata mentalità vincente. L’eco della dolorosa sconfitta si è propagata, tramite mass media e social network, anche nella città del Foro. I pochi, che ancora tengono a cuore le sorti del glorioso sodalizio sammaritano, non hanno potuto altro che constatare la caduta dei propri colori nel baratro. La piazza sammaritana, da sempre legata al vecchio e caro Gladiator, s’interroga se vale veramente la pena di continuare ad insistere in una stagione in cui gira tutto storto. Dall’instabilità societaria alla posizione debitoria, dall’infelicità della squadra all’ultimo posto in classifica. La Santa Maria Capua Vetere pallonara ha davvero bisogno di un miracolo affinché il tutto si tramuti in una bolla di sapone. Miracolo sì, la parola giusta per dissolvere uno dei momenti più nefasti di 90 anni di storia a tinte neroazzurre.
