0-6, per chi chiama da fuori Caserta



Gaines in azione contro Capo d'Orlando
Gaines in azione contro Capo d’Orlando

E sono sei. Caserta continua a raschiare il fondo del barile (e della classifica) riuscendo a perdere anche contro una Capo d’Orlando che, con tutto il bene ed il rispetto, è apparsa veramente poca cosa. Siamo chiari e sinceri: ci fosse stata un’altra squadra, la partita era ampiamente chiusa all’intervallo (in effetti come contro Cremona). I siciliani hanno vinto con merito, riuscendo a fare un errore in meno, trovando gli uomini giusti al momento giusto ovvero quando bisognava vincere. Cosa che, ora, non ha la Juve: non c’è chi si prende una responsabilità netta come fatto, ad esempio, da quel meraviglioso giocatore che è ancora Teo Soragna in maglia Upea. I soliti limiti, le solite amnesie, le solite scelte personali scriteriate (ormai si è perso il conto dei falli di sfondamento fatti in fase di contropiede); insomma le solite cose e Markovski non poteva fare di meglio. Questi sono, questa è Caserta attualmente e questo esce fuori: esce uno 0-6 da brividi.

LA CURA ZARE. Si è presentato molto bene in conferenza stampa: parole chiare e precise, oltre alla voglia di sorridere all’interno di un ambiente depresso per i risultati negativi. Non gli si chiedeva un miracolo, di vedere un’altra Juve a Capo d’Orlando, neanche di vedere qualcosa di nuovo nel gioco: ha fatto quello che ha potuto avendo pochi allenamenti nelle gambe. Molto chiaro un suo concetto espresso in conferenza pre partita: sarà lui a mutare il suo stile in relazione al gruppo che ha a disposizione. Giusto, necessario, perché se vuole far giocare la sua pallacanestro… allora ha sbagliato squadra e dovrebbe cambiarne più di due. Sta cercando di tirare fuori il meglio, ma dovrà fare delle valutazioni drastiche prima che l’abisso diventi più buio. Buon lavoro coach.



RECORD NEGATIVO. Caserta è entrata nel libro dei record dalla parte sbagliata. A memoria non ricordo una partenza così disastrosa (adesso arriverà qualcuno a smentirmi), ma oltre lo 0-5 non si era mai scesi negli ultimi anni. Partire con un simile handicap è una zavorra pesantissima da togliersi di dosso quanto prima. Partire con queste sconfitte è una mazzata tremenda al progetto di Iavazzi e Barbagallo, oltre a togliere delle certezze. Qui sono tutti in discussione, nessuno escluso, e qualcosa va fatto dal momento che, tolta Brindisi, le altre cinque vittoriose contro i bianconeri erano avversari alla portata. Che poi Roma e Cremona stiano andando oltre le previsioni, è un altro paio di maniche. Bologna, Pistoia e Capo d’Orlando erano sotto la Juvecaserta nelle griglie di partenza del campionato eppure hanno vinto. E pensare che, fin qui, il calendario non era affatto spregevole. Si doveva capitalizzare in attesa delle sfide, veramente, fuori portata. Ed invece è 0-6.

MERCATO ROVENTE. Nel momento in cui scrivo non si è mosso nulla di ufficiale per migliorare un roster che, ormai, ha perso la fiducia di tutti. Non solo del popolo bianconero che sta vivendo un incubo senza averlo messo in preventivo. Si parla, insistentemente, dell’arrivo di Michele Antonutti e Dejan Ivanov, due giocatori di esperienza che sanno bene come si lotta nei bassifondi. Sarebbero, restiamo cauti, due addizioni veramente importanti, giuste, scelte bene in questo momento di estrema difficoltà dove un gruppo si è sfaldato e non riesce ad uscire dalla crisi. C’è bisogno di punti, cattiveria, gente che sa giocare ai limiti per strappare la vittoria. Poi si passerà ai necessari tagli e, come detto da settimane, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

VERITA’. Speriamo che gli ex Sacripanti, Oldoini e Gentile si passino una mano sulla coscienza e regalino la vittoria sabato sera. Scherzi a parte, c’è una settimana di passione da vivere in attesa della delicata sfida di sabato contro Cantù. Non so in che clima si svolgerà questa partita che, storicamente, è sempre stata pepata di suo… adesso anche di più. Non c’è tanto da dire perché, ora, le chiacchiere stanno a 0… come la Juvecaserta. Ora serve una vittoria, di riffa o di raffa; serve vincere. Forza.


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