(S)profondo bianconero



Michelori in azione contro Pistoia (Foto Filauro)
Michelori in azione contro Pistoia (Foto Filauro)

Pistoia doveva segnare l’inizio della risalita, è la nuova tappa dell’incubo bianconero. E sotto Halloween c’era anche da aspettarselo. Neanche contro una formazione ampiamente alla portata (ancora una volta verrebbe da dire) la Juvecaserta è riuscita a sbloccarsi dallo ‘0’ in classifica ed allontanarsi dall’ultimo posto. Una prestazione indecente, altamente offensiva per la bellezza del gioco del basket, di una pochezza imbarazzante: nulla da dire sul merito pistoiese, ma Caserta gli ha servito i due punti su un piatto d’argento. Non si è salvato niente, non è possibile vedere qualcosa di positivo quando assisti a 40’ del genere: 40’ che non si meritavano di vivere in tanti, troppi, presenti al Palamaggiò. Non si può salvare assolutamente nulla davanti ad una prestazione agghiacciante (o agghiaggiande per dirla alla Conte). Ormai la parola crisi è ufficialmente arrivata. C’è poco da dire, c’è tanto da lavorare e fare. Bisogna battere Cremona altrimenti… non voglio neanche pensarlo.

SENZA ANIMA. E’ l’aspetto che fa più male. Ci sta perdere, ci mancherebbe, ci sta non vincere sempre, ci mancherebbe, ma almeno sarebbe cosa gradita vedere il cuore, l’anima, la voglia. Ovvero tutto quello che manca, attualmente, ad una Juvecaserta talmente brutta che non sembra vera. I problemi tecnici ci sono, di amalgama del gruppo anche, di coesione neanche a dirlo, ma quando almeno ci metti il cuore puoi uscire a testa alta dal campo… a prescindere dal risultato. Quando non metti nulla, allora ti meriti i fischi e la contestazione.



NON E’ LA SOLUZIONE. Quando perdi quattro partite in fila e produci questo gioco scadente, piaccia o meno è il capo allenatore a finire sotto la scure della critica e dei tifosi. Molin lo sa, ma mandarlo via non è la soluzione ai mali di questa squadra. Anzi sarebbe un autogol. Non è cambiando coach che questo gruppo, d’un tratto, diventerà una formazione da piani medio alti della classifica. Così come non è una soluzione fare una ‘strage’ di tagli anche perché è difficile trovare un colpevole a tutto questo. Personalmente, e per fortuna non ricopro un simile ruolo, faticherei a scegliere chi mandare via per primo degli americani: chi per un motivo, chi per un altro, ma c’è poco da salvare finora. Quindi, bisogna lavorare sodo e duro, provare a tirare fuori qualcosa, casomai anche pensare ad un nuovo intervento societario col gruppo ma, per piacere, evitiamo una ‘Royal Rumble’ dove tutti incolpano tutti. Qui le responsabilità sono comuni e da dividersi equamente.

LA PAZIENZA DEI TIFOSI. Ho tanti capelli bianchi ed ho visto caterve di partite (praticamente sono 29 anni che seguo la Juvecaserta) quindi ho memoria storica. In passato sono partiti fischi, pernacchie e contestazioni per molto meno rispetto al deprimente spettacolo offerto domenica. Per 39’, salvo qualche mugugno, il pubblico di Pezza delle Noci è stato al fianco della squadra: ha cantato, incitato, provato a tirare fuori l’orgoglio ad un gruppo completamente sfaldato. Ma, poi, la pazienza è terminata e non si può biasimare nessuno. Anzi, hanno retto anche troppo. Fischi sonori, cori che invocavano rispetto per la canotta e la storia della società, sguardi persi nel vuoto ed occhi gonfi di rabbia. Sicuramente domenica sarà, nuovamente, pronto a cantare ed incitare, ma stavolta la tolleranza sarà ridotta. Vogliamo dargli torto?

VERITA’. Pagherei per sapere la verità davanti a questo momento.


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