C’era una volta la Virtus Carano: inizio ed epilogo di una favola senza lieto fine



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Purtroppo queste parole non sono l’inizio di una favola dal lieto fine ma piuttosto sono una sorta di brutto sogno per i tifosi della storica compagine calcistica casertana. Ma cerchiamo di chiarire meglio il tutto. Sono passati poco più di due anni da quel triste giorno, per tutti gli sportivi caranesi, allorché il cinquantenario titolo della storica Virtus Carano si allontanò dalle pendici del Monte Massico;  nelle successive due stagioni sportive (2013-14 e 2014-15) i tifosi gialloblù hanno comunque visto apparire ogni settimana il nome della propria squadra del cuore sui comunicati del Comitato Regionale Campania, in quanto il San Marco Trotti del presidente Nuzzo aveva rilevato il titolo sportivo della Virtus Carano ma non aveva potuto effettuare il cambio di denominazione perché una norma prevede che quest’ultimo si possa effettuare solo se il titolo viene trasferito in un comune confinante. Sono ben note le vicende di quest’estate che hanno visto finire il titolo dal San Marco Trotti al Mondragone dei presidenti Lampitiello e Del Prete, con conseguente ritorno in Eccellenza dei domiziani, dopo oltre un ventennio. Ebbene la società domiziana ha fatto richiesta alla FIGC Campania per il cambio di denominazione e ha ottenuto parere positivo, per cui il titolo appartenente alla storica matricola 58874 ora non fa più alcun riferimento ufficiale alla Virtus Carano ma è a tutti gli effetti appartenente alla nuova società ASD Mondragone. Da oltre due anni il ‘calcio dei grandi’ ha tolto le radici dal territorio caranese: ora il ‘Fratelli Falco’ di Carano è calcato dai giovani talenti della florida società sportiva giovanile Vis Carano Calcio, ma sono certo che nel cuore di quelle persone che avevano visto nascere nel lontano 1962 l’associazione sportiva gialloblù e di tutte quelle che avevano fatto, nel corso dei cinquant’anni successivi, sacrifici dedicando tempo e lavoro alla squadra del proprio paese, rimarrà per sempre il rammarico di aver visto scomparire il proprio simbolo sportivo. Nel calcio di oggi, anche in quello dilettantistico, non c’è più spazio per sentimentalismi e attaccamento al territorio, contano i soldi, gli sponsor e le ambizioni personali. Sarà per questo motivo che le persone non riconoscono più la ‘giostra del calcio’ come qualcosa in cui identificarsi, in cui profondere passione, lavoro e sacrifici senza alcun tornaconto personale. Ogni giorno piccole e grandi società spariscono nel nulla, cancellando in un attimo decenni di storia sportiva; e alla fine di tutto ciò cosa rimane? Nulla. Niente è rimasto in eredità nella frazione di Sessa Aurunca, che ha visto scomparire la sua squadra di calcio in cambio di cosa? Di un paio di stagioni in Eccellenza e un campionato vinto in Promozione? Forse tanti avrebbero preferito le partite domenicali sul campo del proprio paese, con le radio accese sintonizzate su ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, ma questa è solo un’altra visione romantica di un calcio che purtroppo non esiste più.




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