JuveCaserta, ecco chi è Micah Downs: il talentuoso vagabondo in cerca di tranquillità



Downs MicahMicah Downs è un personaggio vero e proprio, fuori dagli schemi, esplosivo, talentuoso, poco socievole e con un passato non comune. E’ il primo acquisto Usa della JuveCaserta 2015-16 e farà senz’altro parlare di sé nei prossimi mesi. La speranza è che si parli solo, o soprattutto, dei suoi colpi “on the court”, in campo. Dove è chiamato, nel ruolo di ala piccola, a mettere in mostra le doti che hanno convinto coach Dell’Agnello a scegliere proprio lui.

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Il tatuaggio sulla mano sinistra è un omaggio a Seattle

La migliore caratteristica della nuova ala bianconera è senz’altro la duttilità. Le sue doti atletiche non lo limitano al solo spot di ‘numero tre’. Downs riesce a far canestro in tanti modi: la schiacciata lo esalta, ma non disdegna affatto il tiro in sospensione, anche dalla lunga distanza. Per i suoi due metri di altezza è abbastanza agile e può giocare lungo il perimetro per poi attaccare il ferro. Oltre alla versatilità offensiva, Downs è anche un discreto difensore. E se con il passare degli anni la sua esplosività può essersi leggermente attenuata, è altrettanto vero che il quasi 29enne è riuscito anche a maturare sotto l’aspetto tattico.



Non ha mai sofferto particolarmente problemi muscolari, tranne quando si fratturò il quarto metacarpo della mano destra. Ma era il 2011. In giro per l’Europa Downs non ha mai mostrato segni di timidezza, anzi in genere ha sempre avuto un impatto decisivo fin dall’inizio. E non teme avversari più blasonati: in Spagna le migliori cose le ha fatte vedere nelle gare contro Real Madrid e Barçelona. La controindicazione è molto chiara: è una classica ‘testa calda’.

DownsHa girato molto prima di venire a Caserta, tanto che The Seattle Times lo ha definito in un articolo un “vagabondo del basket”. Già dai tempi del college. In quattro anni ha infatti cambiato destinazione sette volte, fino a trovare una certa tranquillità a Gonzaga University. Dove è dovuto rimanere anche perché, praticamente, non poteva andare più da nessuna parte.

Scavando nella sua giovinezza, si scopre come Downs sia stato sempre un ragazzo abbastanza immaturo, quasi mai in sintonia con compagni e tifosi. Colpa forse anche del padre Steven, che voleva farlo emergere a tutti i costi credendo nel suo potenziale, ma che lo costringeva a cambiare spesso città per problemi di lavoro. Contribuendo alla non integrazione in gruppo del ragazzo. A Montana, uno degli allenatori di Downs, parlando del rapporto del ragazzo con i compagni si lasciò scappare quattro paroline molto chiare: “His teammates hated him”. I suoi compagni lo odiavano, insomma.

Eppure le sue qualità sono sotto gli occhi di tutti, anche solo guardando qualche video su Youtube. Dunque, se coach Dell’Agnello riuscirà a tenere a bada le sue scorribande e se il pubblico casertano sarà in grado di motivarlo, la Juve potrebbe aver trovato il suo top player.

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