La Juve alle strette col pivot



Coach Molin
Coach Molin

Anno dopo anno un progetto medio-lungo termine deve prevedere per forza di cosa dei passi in avanti. In genere si parte dallo scalino più basso del percorso per provare a rimettere le cose a posto e provare a camminare in avanti senza zavorre che tirano all’indietro o zaini troppo pesanti da portarsi lungo il cammino. Ma soprattutto il passo successivo deve essere sempre fatto in avanti e mai indietro. Tutto rispettato. Questo è quanto negli ultimi due anni la Juve ha dimostrato di essere stata in grado di fare sia dal punto di vista del campo che dal punto di vista economico. Con ogni probabilità a colpire di più gli aficionados di Terra di Lavoro è stata proprio la velocità con la quale la Juve è riuscita a fare dei passi in avanti proprio da questo punto di vista. Già perché il punto di partenza non era certo quello dei migliori con una società che nei due anni precedenti al reale anno zero, aveva sempre palesato problemi economici, ma soprattutto quella riluttanza da parte di partner economici ad essere una spalla a cui appoggiarsi. Uno status che la coppia formata da Iavazzi e Barbagallo hanno voluto accollarsi sulle spalle con un piano ben preciso: risanare e riavvicinare, cancellare il passato e costruire il presente limpido ed un futuro radioso. Detto fatto. Quello che è andato in archivio, infatti, è stato l’anno in cui la nuova proprietà bianconera ha gettato le basi attraverso tante difficoltà, ma con il primo grande aiuto da parte della Pasta Reggia che a conti fatti resterà per sempre il primo marchio casertano ad accettare la sfida dei due temerari di Pezza delle Noci, sottoscrivendo un rapporto di sponsorizzazione nel primo anno di vita. Da quella base poi, il resto è stato storia. Lavoro, dedizione, sforzi economici, esborsi non indifferenti soprattutto per provare a cancellare il passato e riporre le nuovi basi per il secondo anno. Nei primi mesi dopo la fine della regular season ci sono stati dei momenti in cui con ogni probabilità si pensava che tutto fosse stato inutile, ma poi. Ma poi sono arrivate le risposte, sono arrivate le strette di mano e come ebbe modo di dire lo stesso Barbagallo nella conferenza stampa dedicata ai partner commerciali e alla campagna abbonamento, la gioia di aver convinto gli imprenditori locali a cambiare idea. In ordine temporale dopo il rinnovo della Pasta Reggia, è giunto il si del gruppo Ferrarelle e nello specifico delle acque Santagata. Un’accoppiata che segna ancora una volta una svolta importante nella storia delle sponsorizzazioni recenti del club all’ombra della Reggia. Una svolta che potrebbe essere una sorta di effetto domino nel corso di questi mesi di off season, ma soprattutto nel corso della stagione agonistica stessa. Già perché quanto accadrà in campo in quella che si appresta ad iniziare, sarà ancora una volta la spinta ufficiale ad investire cosi come è capitato lo scorso anno. La prima accelerazione, infatti, è arrivata dalla stessa idea della Juve che la società vuole e metterà in campo. Dalla squadra delle scommesse e delle certezze affidate a Mordente e Michelori come punto di inizio, si è passato ad un roster che al pari della questione economica precedentemente indicata, ha mutato la propria pelle. Tanti riconfermati, tanta esperienza in più rispetto a 365 giorni fa, ma soprattutto dei nomi importanti che fanno capire che la Juve vuole crescere e non fare il classico passo del gambero. Sam Young, Frank Gaines ed il pivot che in dirittura di arrivo rappresentano in pieno questa idea, l’idea di aver fatto il passo successivo a quello scorso e che già di per se ne preannuncia uno ancora più importante nella prossima, sempre che conti e numeri dei libri contabili viaggino in maniera parallela ed in positivo con quelli sul rettangolo di gioco.




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