Oscar Tacchi e quella maglia cucita addosso: “Io casertano d’adozione, anni meravigliosi con i falchetti. Salvezza? Se sei bravo vinci contro chiunque”



Oscar Tacchi con la maglia della Casertana

Quattro anni a Caserta, una promozione in C1 e titolo di capocannoniere. Nella sua carriera la maglia rossoblù ha avuto un significato speciale avendola indossata per ben 114 volte siglando 43 gol. Oscar Tacchi è stato un grande bomber capace di segnare in C e in B facendo letteralmente impazzire i tifosi. Sinistro fulminante ma anche una grande tecnica e istinto del gol innato. I suoi gol nell’ottobre ’78 consentirono alla Casertana di battere il Trapani (prossimo avversario dei falchetti) divenendo così l’ultimo successo sui granata della storia. “Impossibile non ricordarsi delle emozioni che mi ha regalato Caserta – esordisce emozionato – e non ho dimenticato neppure quella partita. Fu la prima nostra vittoria stagionale dopo i pareggi contro Marsala e Messina. Eravamo in C2 ed era il mio primo anno dopo l’esperienza con l’Irpinia del presidente Sibilia. Segnai un gran gol nella ripresa al volo che chiuse di fatto la gara. Poi riuscii a trovare anche il tempo per la doppietta festeggiando in uno stadio che si è sempre aspettato grandi cose da noi”.

Era quella la Casertana dei Cappiello, D’Agostino, Falso, Massaro, Moccia, Pascarella, Sacco e poi Di Maio, Ianniello, Cazzani e il suo amico Adriano Grava. “Sono stati anni straordinari di un calcio completamente diverso da quello attuale. Un calcio fatto da valori, da giocatori di grande spessore morale. Quando scendevamo in campo diventavamo un tutt’uno con tifosi e stadio. Si creava qualcosa di speciale e poi vincere davanti a quella gente, a quelle tribune piene era davvero speciale”.



Oscar Tacchi

Quattro anni a Caserta prima di accettare la proposta del Campobasso ancora sotto la guida di mister Pasinato. Con la città della Reggia ha sempre avuto un rapporto diverso: “Non ho mai nascosto l’amore verso quei colori, sono un casertano d’adozione e Caserta è la mia seconda città. C’è il mio compare di fedi, mia figlia è nata a Caserta perciò posso considerarmi un casertano. Ancora oggi guardo sempre i risultati della squadra, così come faccio per altri club, ma la Casertana ha un posto speciale nel mio cuore”.

Oggi la realtà è ben diversa da quella di quarant’anni fa. Il calcio è cambiato tanto e la stessa Casertana tra mille difficoltà è riuscita a tornare tra i professionisti. Quest’anno troppe cose non hanno funzionato nonostante una rosa importante composta da calciatori esperti e abituati a lottare per altri obiettivi. “Ma nel calcio non esistono giocatori che lottano per salvarsi o per essere promossi. Non deve essere un alibi perché se sei forte vinci contro chiunque indipendentemente dalla classifica. Sinceramente dispiace per l’attuale posizione dei rossoblù ma sono certo che avranno modo di riprendersi. Caserta è una piazza troppo importante e deve tenersi stretta la serie C. Ai tifosi dico di dare una mano alla squadra, di non abbandonarla, di sostenerla come hanno sempre fatto nel corso di tutte queste stagioni. Purtroppo non tutte le annate sono positive e si riescono a raggiungere determinati traguardi. Per ora bisogna restare concentrati nel raggiungimento della salvezza, poi arriveranno tempi migliori. E la risalita mi auguro possa iniziare da domenica contro il Trapani”.


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