Fabio Aglione ritrova il sorriso: “Sono un miracolato, ma non si può più giocare a Casagiove. Vi racconto come sono andate le cose”



Fabio Aglione

“Posso ritenermi un miracolato”. Queste le prime parole di Fabio Aglione, attaccante della Vis Capua che sabato a Casagiove, dopo il match contro l’Atletico San Marco è rimasto folgorato toccando fortuitamente alcuni fili elettrici nello spogliatoio. Questione di attimi: mentre cerca di prendere il borsone con i vestiti ed entrare in doccia ecco il dramma. In quegli spogliatoi che non meritano neppure di essere chiamati così, c’è un canalina con alcuni fili sporgenti, difficile vederli perché in quei momenti è ancora alta l’adrenalina dopo aver corso per oltre novanta minuti. “Appena ho sentito la scossa attraverso il braccio e arrivava alla testa – racconta Aglione – ho avuto la prontezza di staccarmi e a quel punto ho fatto un volo all’indietro di due metri. Per fortuna sono atterrato sui borsoni dei compagni altrimenti avrei potuto riportare anche ferite alla testa. Sinceramente non ricordo altro, ci sono anche alcune fasi della partita completamente buie. Sono un miracolato e ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicino in questi giorni. Il presidente dell’Atletico, i calciatori, altri avversari, tanti attestati di affetto da parte di amici e colleghi calciatori. Dirigenti della Figc, una bella cosa però è giusto porre l’accento sulla vergognose condizioni in cui versa l’impianto di Casagiove. Uno campo del genere è un pericolo per tutti. Il pomeriggio ci sono anche scuole calcio con tanti bambini che si sarebbero potuti trovare al mio posto e le conseguenze sarebbero state drammatiche. Per mia fortuna ho una struttura fisica che mi ha permesso di cavarmela, devo solo recuperare le energie e fare una visita cardiologica. Una volta che passerà la bruciatura al braccio resterà solo un bruttissimo ricordo, ma non è ammissibile che si permetta di giocare in un luogo del genere, il peggiore del sud Italia, ve lo garantisco. Tra l’altro anche per i giocatori in campo le condizioni di sicurezza non esistono. Pietre, terreno irregolare, recinzioni pericolose, nel 2017 si permette tutto ciò. Ma non finirà qui perché denuncerò lo stato di abbandono perché sabato si è sfiorata la tragedia, ma se fosse accaduto dopo le docce quando lo spogliatoio era pieno d’acqua (si allaga subito) sarebbe stata una carneficina. Si faccia qualcosa ma subito, non aspettassero che ci scappa il morto”.




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