Il Gladiator si gode la seconda giovinezza di Pastore. Carisma, goal ed il dono dell’ubiquità per il “Gigante buono”



Pietro Pastore del Gladiator (foto SportCasertano.it)

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Quando Pietro Pastore arrivò nel mercato di riparazione, molti tifosi hanno iniziato a storcere il naso poiché, guardando la data di nascita (14 aprile 1980), il rischio di aver acquistato quasi un ex giocatore era una forte preoccupazione. All’ombra dell’Anfiteatro l’innamoramento per Antonio Libero Del Sorbo non è mai passato di moda, per quanto fatto vedere, con goal e lavoro sporco, sia nell’epoca Luce che nell’inizio di codesta stagione. Dunque, al momento della cessione dell’attaccante stabiese al Gragnano, in città ci si aspettava un grande colpo in attacco.

L’UFFICIALITA’. Il direttore sportivo Antonio Governucci ha iniziato così a rovistare nel calciomercato e, quando si è reso conto che “Pierino” (così come lo chiamano affettuosamente tutti) era in lista di sbarco dalla Madre Pietra Daunia, subito si è fiondato su di lui e l’ha tartassato di telefonate. In città si vociferava del suo arrivo ma, in attesa che si bloccasse il suo trasferimento. ha svolto una settimana di allenamenti “top-secret” tra Vitulazio ed il Piccirillo. Così, il 16 dicembre 2016, data ultima per tesserarlo, appena è stato svincolato dai pugliesi, il team neroazzurro del presidente Raffaele D’Anna lo ha ufficializzato, strappandolo al Savoia che è stato in lizza fino al termine.



LE PERPLESSITA’ INIZIALI. Ma “Scichilone” (soprannominato così a Bacoli) si sente tutt’ora un giocatore di Serie D e quindi, nonostante l’importante offerta economica oplontina, ha mantenuto fede alla parola data al ds Governucci. Un acquisto arrivato in pompa magna ma che ha scaturito le perplessità dell’ambiente. Ma neanche il tempo di vederlo all’opera che la piazza è rimasta incantata dalle movenze di un atleta che all’apparenza può sembrare rude, scorbutico ma che invece nei suoi occhi trasmette generosità. Quella che mette in campo a dare manforte alla squadra, così come avviene in ogni partita in cui viene chiamato in causa. Una sorta di “Gigante buono”, come Febo della fiaba scritta nel 1961 da Ginevra Pelizzari.

COME I VINI PREGIATI. L’ex Pomigliano e Neapolis non si limita a fare goal (ben sei siglati in undici partite, contro Sersale, Rende, Palmese, Sancataldese, Aversa Normanna e Turris) bensì svolge un lavoro a tutto campo per la squadra e di fatti, domenica nel derby contro la Turris, sembrava che gli fosse stato donato il potere dell’ubiquità, tant’è che sembrava di trovarselo contemporaneamente in più parti del campo. Per Pierino è la seconda giovinezza della sua carriera, avviata la passata stagione dai 17 sigilli di Torrecuso e proseguita ora a Santa Maria Capua Vetere. E’ tornato a ripetersi come diversi anni fa, quando segnava goal a grappoli. E di fatti, per lui calza a pennello l’aforisma dei vini pregiati: “Più invecchia, più diventa buono”.


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