Tufano: “Casertana meriti la Lega Pro. Il mio futuro?In attesa di un progetto ambizioso”



Marco Tufano in azione contro la Casertana
Marco Tufano in azione contro la Casertana

I sei mesi a Caserta non li ha mai dimenticati. Quei colori sono diventati la sua seconda pelle e ogni volta che si parla di Casertana gli si illuminano gli occhi. Marco Tufano è pazzo di gioia per l’imminente ripescaggio dei falchetti in Lega Pro. Una categoria che ovviamente dovrà necessariamente essere un punto di partenza: “Era ora – commenta entusiasta il centrocampista – e posso solo immaginare la grande festa che prepareranno i tifosi. Ogni estate era sempre la stessa storia: tante promesse non mantenute, finalmente con Lombardi le cose sono cambiate e passerà alla storia come il presidente della rinascita. E poi hanno un direttore come Pannone che lavora sempre in silenzio riuscendo a piazzare colpi importanti. E’ un’arma in più che farà senza dubbio la differenza. Non sono il primo a dirlo né sarò l’ultimo, ma questa piazza merita almeno la serie B. Quella esperienza di tre anni fa la conserva con tanto affetto. Le lacrime di delusione che vidi scendere sui volti dei tifosi dopo il ko contro il Sambiase nel primo turno playoff spero si trasformino in gioia, lo meritano”. Intanto è tempo di mercato. In Lega Pro molti club (specialmente quelli di Seconda) sono attivi, in D a parte Battipagliese, Agropoli, Savoia e Turris si muove poco. Lui è in attesa di un progetto interessante anche se: “Ero stato molto vicino alla Battipagliese – rivela – anzi avevamo anche trovato l’accordo. Poi per una serie di motivi non se n’è fatto più nulla e ora attendo una proposta concreta da altri club. L’ideale sarebbe trovare qualcosa in Campania, ma vivo di calcio e non avrei alcun problema a spostarmi come del resto ho fatto nella passata stagione”. Ogni anno cambiano i regolamenti, sempre più spazio ai giovani e ad essere penalizzati sono proprio i ‘senior’. “I giovani sono il futuro, sia chiaro, deve esserci il ricambio, ma devono anche consentire di far giocare gli altri. Nel mio caso mi è capitato di giocare per dieci anni tra C1 e C2, poi negli ultimi tre solo serie D. Si dovrebbe forse rivedere qualcosa perché come me ci sono centinaia di calciatori che in Prima o in Seconda non avrebbero alcun problema”.




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