Tutti per uno, paga uno per tutti



Coach Molin (Foto  Filauro)
Coach Molin (Foto Filauro)

E’ successo quello che nessuno poteva attendersi. E’ successo quello che neanche il più scettico dei tifosi poteva pronosticare. E’ successo che la Juvecaserta ha infilato la quinta sconfitta consecutiva, è ancorata a quota 0 in classifica ed è ultima da sola dal momento che financhè Pesaro è riuscita a vincere. E’ successo che i tifosi, dopo 18’ di tolleranza davanti alla vergognosa prova contro Cremona, abbiano perso ufficialmente la pazienza e siano scesi a bordo campo per gridare la loro rabbia. E’ successo che il presidente Barbagallo sia dovuto andare, in prima persona, a mettere una pezza in curva e calmare gli animi di un popolo che si sente tradito, offeso, sbeffeggiato da chi indossa la canotta bianconera. E’ successo che tanti, come me, stiano perdendo il piacere di andare al Palamaggiò ad assistere ad una partita perché, che si vinca o si perda, ci piace la pallacanestro e quella vista finora non è pallacanestro. E’ successo che il libro dei record negativi rischia di essere riscritto. E’ successo che Lele Molin sia stato sollevato dall’incarico di capo allenatore. E’ successo che il gm Atripaldi era pronto a farsi da parte ma la società, dopo 40 ore circa di riflessioni, ha deciso di farlo restare al suo posto. E’ successo che gli americani sono tutti a rischio taglio, difficile capire chi possa essere il primo o il prescelto. E’ successo che i lodi Fiba siano un problema da risolvere rapidamente. E’ successo quello che nessuno pensava: Caserta è nel fossato tecnico, morale, psicologico.

CIAO LELE. Come nella miglior tradizione dell’italica pedata, paga il mister… ops il coach. Paga Lele Molin per tutti. Paga il coach che non è riuscito a trovare la chiave per svegliare dal dormiente torpore un gruppo di giocatori che scarsi non sono, bada bene, ma che sembrano quasi farti un piacere ad entrare in campo. Non tutti, e non c’è bisogno di dire chi si suda la canotta e chi, invece, non la porta neanche a lavare. Paga Molin, il coach che ha preso più critiche a Caserta che chiunque altro negli ultimi anni. Eppure lo scorso anno, nonostante i problemi, era arrivato ad un tiro dai playoff con una squadra che, diciamola tutta, si doveva solamente salvare (faticando) ed invece si è trovata ad un solo canestro dall’entrare tra le magnifiche otto d’Italia. Paga Molin che ha dovuto convivere col fantasma di Sacripanti perennemente sul capo da quando è uscito dal casello di Caserta Nord. Paga Molin, professionista serio, uomo di qualità, più simpatico, affabile e brillante di quanto la piazza casertana abbia capito e compreso. Ecco, Molin è stato incompreso ed ha pagato per tutti. Va via con la solita umiltà, in silenzio, quasi senza dare fastidio. E’ stato un piacere, in questi 15 mesi, poter lavorare con lui, confrontarsi e capire. Ciao Lele.



RESTA ATRIPALDI. Domenica sera si è presentato in conferenza stampa annunciando di aver rimesso il proprio mandato nelle mani della proprietà. Il gm Atripaldi era pronto a farsi da parte. All’improvviso, quasi senza accorgersene, si ritrova nella bufera, in pieno tsunami. La società ha deciso di non accettare il suo passo indietro: resta il giemme che, ora, deve trovare una soluzione rapida per fare uscire la squadra dal fossato ricordando sempre che, a causa dei lodi Fiba, attualmente ci sono problemi per muoversi sul mercato.

CHI TAGLIARE. Da due settimane mi faccio la stessa domanda e non ho una risposta: dovessi scegliere io chi mandare via, per primo, dei cinque americani non saprei a chi prenotare un biglietto per gli States. Questa è la domanda più drammatica, sportivamente parlando, che bisogna porsi. Scartiamo dal mazzo Scott (per motivi anche economici), gli altri quattro sono tutti sulla graticola. Moore, che ci mette tanto cuore, non è quello dello scorso anno e sta accusando il fatto di avere maggiori responsabilità. Gaines è totalmente sfiduciato, è finito nella bufera e non riesce ad uscirne, sta pagando a carissimo prezzo il ruolo di rookie. Young ha un atteggiamento non da leader ne da colui che deve farsi carico dei problemi per aiutare la squadra, anzi a volte sembra quasi farti un piacere nel restare in campo. Howell piace poco, ma contro Cremona è stato il migliore dei cinque dimostrando che, quando vuole, sa essere presente in vernice. Chi mandare via? Boh.

VERITA’. Già altre volte Caserta aveva avuto questi tremendi avvii di stagione ma, onestamente, questa volta la preoccupazione è tanta. Non per il filotto, ma per l’atteggiamento ed il linguaggio del corpo della squadra. Questo fa veramente male, e lo dicono in tanti. Anzi tutti. Tempo per risalire c’è, ma bisogna dare nuove gerarchie precise e indiscutibili. L’assetto alle spalle della presidenza deve essere chiaro, solido e ben definito: bisogna sapere chi va, con quali compiti, responsabilità, onori ed oneri. Bisogna fare prima questo passo e poi cambiare qualcosa nel roster perché, oggettivamente, così si rischia. E come direbbe il grande chef Bruno Barbieri: “Attenzione che qui si esce eh….”.


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