Il volo di Akindele nel cielo di Caserta



Akindele nel torneo di Trani (foto Sibi)

Il suo arrivo in qualche modo ha già mostrato i primi cambiamenti generali della squadra. Non che Deji Akindele è  il salvatore della patria bianconera, inteso come guaritori dei mali fisici della Juve sotto forma di ritardo di condizione atletica rispetto agli avversari, ma di sicuro ha cambiato il volto della truppa di Sacripanti in campo. La condizione del nigeriano, infatti, non è poi tanto diversa da quella dei compagni di squadra, che nonostante tutto nelle due sfide di Trani hanno dato tutto quello che avevano e mostrato qualche passo in avanti, ma la presenza dei suoi centimetri delle sue braccia ha giovato a due giocatori su tutti: Stevan Jelovac e Andrea Michelori. Il primo per aver giocato, finalmente, tanti minuti all’interno di quel ruolo di lungo dal gomito al quale affidare passaggi e tiri dalla lunga togliendo dall’area colorata il numero ‘4’ avversario o costringendo lo staff tecnico antagonista a mettergli di fronte una power forward atipica (tanti i passaggi di alto-basso effettuati dal serbo ex Antalya che ha più volte cercato le mani di Akindele e Michelori sotto le plance per un paggio comodo o una schiacciata ndr). Discorso simile anche il lungo milanese. Il vestito che gli aveva cucito addosso coach Sacripanti in estate era quello del primo anno di gestione sacripantiana: uscire dalla panchina e svuotare in campo il serbatoio dell’energia. Un vestito che Michelori ha indossato per la prima volta proprio a Trani e qualche beneficio è arrivato puntuale.

«Ho avuto subito una grande impressione – ha confessato lo stesso Akindele nell’immediato successo contro Brindisi nella finalina della kermesse pugliese -. Sia dal punto di vista del feeling personale, considerando che tutti mi hanno fatto sentire a mio agio nonostante fossi arrivato da poco tempo, che dopo in campo. In questi due giorni l’impressione non è cambiata. Siamo un bel gruppo di giocatori e di persone, quello che ci serve in questo momento è lavorare tutti assieme per crescere».



Sei l’ultimo arrivato, nelle due sfide a Trani coach Sacripanti ti ha gestito intervallando buoni minuti in campo e tanti anche in panchina per farti recuperare. Come ti senti fisicamente?

«Mi sento bene. E’ logico che rispetto ai miei compagni ho qualcosa da recuperare e che devo lavorare di più, ma mi sento bene. Abbiamo ancora del tempo davanti a noi per farlo e lo sfrutteremo a pieno passo dopo passo lavorando sia dal punto di vista tattico che dal punto di vista fisico».

Di quanto tempo pensi di aver bisogno per arrivare al top della condizione?

«Come dicevo prima abbiamo ancora tanto tempo, venti giorni non sono pochi e li sfrutteremo a pieno. Non possiamo pensare ai giorni che ci separano dalla mia condizione e quella della squadra, quella arriverà e non tardissimo e noi ci impegneremo al massimo per far si che arrivi quanto prima possibile».

Guardando al futuro e all’inizio del campionato, il tuo nome non è certo nuovo agli addetti ai lavori di quello italiano, ma dopo le prime esperienze, ad oggi cosa può dare Deji Akindele alla Juvecaserta?

«Sono arrivato in Italia che avevo 25 anni e ci sono ritornato ora che ne ho 29. Di sicuro mi sento molto più maturo sia dal punto di vista personale che dal punto di vista del giocatore. Quindi quello che posso dire al momento è che metterò a disposizione della squadra tutta la mia esperienza in questi quattro anni senza mai tirarmi indietro».

Cosa ne pensi del sistema di coach Sacripanti?

«Un sistema veloce, dove si corre tanto e si fa tanto gioco in transizione. Un gioco in cui i lunghi come me sono molto coinvolti sia in pick and roll che in post basso, quindi non ho nessun problema, per quanto mi riguarda vado in campo e faccio quello che devo fare».

Siamo ancora in piena pre-season, ma guardando avanti quale l’obiettivo della squadra?

«Credo quello di ogni squadra professionista. Nessuno inizia una stagione per perdere o per fare meno punti possibile. Domenica dopo domenica scenderemo in campo con un solo obiettivo, quello di vincere, giocare duro e conquistare il miglior posto possibile in classifica, poi alla fine tireremo le somme».


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